20 giugno 2011

Giornata Mondiale del Rifugiato, a Zwedru si celebra l’accoglienza


Parata, rinfresco e per finire, una partita di calcio tra profughi e personale umanitario: a Zwedru, nell’est della Liberia, nei campi profughi e nelle strade si è nel pieno delle attività promosse per la Giornata mondiale del rifugiato, riferiscono alla MISNA fonti della Caritas-Liberia sul posto. Da alcuni mesi la Liberia ospita oltre 100.000 profughi fuggiti dalla Costa d’Avorio, in particolare dal confinante ovest, a causa delle violenze dilagate nel paese dopo le elezioni presidenziali contestate dello scorso novembre.
Nella sola contea orientale del Grand Gedeh, in cui si trova Zwedru, si trovano 73.000 profughi della Costa d’Avorio, secondo gli ultimi dati ufficiali. “C’è un timido tentativo di rimpatrio da parte di alcuni, ma la maggioranza non si sente in sicurezza per poter tornare nei propri villaggi, in gran parte distrutti. C’è anche il forte timore di rappresaglie” ha detto alla MISNA l’esponente della Caritas liberiana, sottolineando che le relazioni tra rifugiati e autoctoni sono serene. “Nel Grand Gedeh vivono molte persone di etnia guéré, la stessa di ivoriani fuggiti dall’ovest, parlano la stessa lingua, hanno le stesse radici, non si sentono differenti” ha aggiunto la fonte della MISNA.
Lo spirito di accoglienza che ha finora contraddistinto lo scenario liberiano è stato evidenziato anche da Antonio Guterres, Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, intervenendo stamani a Roma alla presentazione del rapporto annuale dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr). Parlando della situazione dei profughi ivoriani, Guterres ha citato l’esempio di un villaggio liberiano i cui abitanti hanno condiviso con i profughi ivoriani anche una risorsa preziosa, come dei semi da piantare, in segno di amicizia e di solidarietà.
In partenariato con l’Acnur e altre organizzazioni, la Caritas partecipa alla distribuzione di beni alimentari e non, è incaricata della registrazione e dell’identificazione dei profughi e partecipa all’organizzazione di attività socio educative nei campi. La sopravvivenza della stragrande maggioranza dei profughi dipende quasi esclusivamente dall’assistenza umanitaria.
Fonte: www.misna.org

Nessun commento:

Posta un commento