30 settembre 2011

Suor ELVIRA SOMMESE

Carissime sorelle, nella notte del 28 settembre 2011, nella “Escuela Normal María Mazzarello” di Managua (Nicaragua), il Signore della Vita ha chiamato alla pace eterna la nostra cara sorella, Suor ELVIRA SOMMESENata a Saviano (Napoli) il 7 novembre 1928. Professa ad Ottaviano (Napoli) il 6 agosto 1952. Appartenente all’Ispettoria Centroamericana “N. S. degli Angeli”.
Elvira nacque in una famiglia composta da sette figli, dedita all’agricoltura e solida nella fede. Così suor Elvira la descrive: «Non mi piace scrivere e molto meno parlare di me, però voglio dire qualcosa di mio nonno e della mia mamma, perché abbiano un’idea della religiosità che si viveva in famiglia. Il giorno in cui partivo per entrare in Aspirantato, il cortile di casa era pieno di gente e tutti piangevano. Improvvisamente il nonno, che era presente, alzò la voce e disse: “A chi stiamo offrendo la giovane: a Cristo o al diavolo? Se la offriamo a Cristo, facciamolo con gioia”».Aveva vent’anni quando iniziò l’Aspirantato a Napoli. Gli anni della formazione furono per Elvira di grande ricchezza cristiana e salesiana e li visse con molta gioia. Durante il Noviziato fece la domanda missionaria. È da tenere presente che in quel tempo chi partiva non ritornava più in patria. Lei stessa ci raccontava che quando chiese il permesso alla mamma per lasciare l’Italia, lei le rispose prontamente: «Non chiedermi questo». Elvira le rispose: «Questo “no” non lo dici a me, ma al Signor. Allora la mamma disse subito: «Va pure».Dopo la professione suor Elvira completò gli studi e ottenne il diploma di educatrice per la scuola dell’infanzia e per due anni lavorò a Napoli Vomero. Nel 1955 venne inviata a Torino “Casa Madre Mazzarello” per prepararsi alla missione. Nel 1956 disse il suo Sì come Missionaria ad gentes e venne inviata al Centroamerica, all’Ispettoria “SS. Salvatore”. Dal 1956 al 1979 svolse la sua attività fra i piccoli della scuola materna a San Pedro Montes de Oca, Managua e “Santa Inés” (El Salvador). Nel 1980 chiese ed ottenne il permesso di assistere la mamma anziana e inferma. Due anni dopo fece ritorno all’Ispettoria e continuò a lavorare con i piccoli nel “Colegio María Auxiliadora” di Granada.
Dal 1986 al 2008, lavorò con audacia e ardore missionario, come vicaria, catechista, incaricata del laboratorio di cucito e della promozione della donna in varie case del Guatemala, del Nicaragua e del Panamá. Le consorelle la ricordano instancabile e tenace nel lavoro; suor Elvira viveva il quotidiano con amore e santamente. Le piaceva la vita comunitaria, nella quale era sempre una presenza di pace. Era una sorella allegra, serena, riconoscente, autentica e tutta dedita alla missione con generosità e in qualunque lavoro.
Nel 2009 le venne diagnosticato il morbo di Alzheimer. In questi ultimi anni, pur avendo perso poco a poco la memoria, non dimenticava di trovarsi pronta per partecipare all’Eucaristia e alla preghiera comunitaria.
All’inizio del 2011 fu trasferita al collegio “María Auxiliadora” di Granada (Nicaragua) dove era stata adibita una parte come Casa di riposo, per offrirle le cure adeguate. Le sorelle l’accolsero con molto affetto e cercarono di sostenerla nella sua delicata situazione. In seguito ad una caduta, soffrì per una grave frattura all’anca che la lasciò immobilizzata. I medici optarono per un intervento chirurgico e suor Elvira si stava riprendendo abbastanza bene. Nella casa di Managua visse questo periodo in un clima di serenità e di pace, senza lamenti, pronunciando costantemente il nome di Gesù. Il Signore la trovò pronta e la chiamò alla sua dimora di luce e di pace eterna.
Cara suor Elvira, ora che godi della presenza del Signore, intercedi per noi affinché seguiamo la tua testimonianza di grande missionaria, amiamo sempre più Gesù Eucaristia e Maria Ausiliatrice per rinnovare in noi l’ardore apostolico.
L’Ispettrice
Suor Leslye Sándigo

29 settembre 2011

Faithful farewell beloved priest

More than 4,000 people turned up to bid a final farewell to celebrated Italian missionary Salesian Father Louis Gobetti in West Bengal’s Bandel basilica yesterday.
Fr Louis Gobetti, 91, who served Bengal Missions, died on September 22 at the historic 16th century Marian shrine of Bandel, where he served for 25 years.
Some 140 priests and hundreds of religious and faithful attended the Eucharist presided over by Coadjutor Archbishop Thomas D’Souza of Calcutta and Salesian Bishop Joseph Gomes of Krishnagar, another of Fr Gobetti’s proteges from Ranaghat.
The priest is better known for having settled hundreds of displaced families in Bengal, especially those who migrated to India after the 1971 Bangladesh war of liberation.
Before Fr Gobetti arrived in Bandel in 1988, there were about 150 Catholic families. Today that number has swelled to 565, plus another 350 families in the shrine’s substation, said Salesian Fr Thomas Gomes, one of Fr Gobetti’s former parishioners from Ranaghat.
The nonagenarian settled three congregations of religious Sisters, including the Salesian Sisters, to provide education, with an emphasis on schooling for young women.
Born on January 8, 1921, at Tarcento in northern Italy, Fr Gobetti arrived in India in 1936. Interned in the concentration camp at Dehra Dun during World War II, he later pursued his theology studies and was ordained on March 23, 1945.
In 2005, on the occasion of the diamond jubilee of Fr Gobetti’s priestly ordination, Nitika Don Bosco produced a documentary film entitled Mosaic of a Missionary.
It narrates the missionary life of Fr Gobetti who came to Bengal as a minor seminarian and worked for over 70 years in Bengal’s Krishnagar and Calcutta dioceses.
Besides several national and international awards, Fr Gobetti in 2008 received an award for outstanding pastoral contributions to Bengal by the Catholic Association of Bengal.
A prolific writer and editor of the magazine Our Lady of Bandel, Fr Gobetti authored several books of Christian inspiration.
The Indian Catholic Press Association recognized his outstanding contribution in the promotion of Christian literature during its national Convention held in Kolkata in 2004.

Source: ucanews.com

X Giornata del dialogo cristiano islamico


27 ottobre 2011. «DIALOGO, PLURALISMO, DEMOCRAZIA: IL NOSTRO COMUNE ORIZZONTE»
Dieci anni fa, subito dopo la tragedia dell’11 settembre, lanciammo un appello per la creazione di una Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico. Era il 4 novembre 2001. Volevamo impedire che il terrorismo da una parte e la risposta militare dell’amministrazione americana dall’altra ostacolassero pericolosamente l’itinerario del dialogo che, all’interno di quello più ampio tra tutte le grandi tradizioni religiose (una novità storica ed una vera benedizione, maturata progressivamente nella seconda metà del XX secolo anche sulla base di importanti esperienze dei secoli precedenti in tante parti del mondo), era in corso con i musulmani la cui religione, largamente diffusa nel mondo, «si fonda sui valori della pace, della giustizia e della convivenza civile».
Per dieci anni l’iniziativa della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico è andata avanti dal basso, coinvolgendo comunità cristiane e musulmane sparse su tutto il territorio nazionale con importanti e significative iniziative che hanno coinvolto anche importanti organismi istituzionali quali la Camera dei Deputati e la Presidenza della Repubblica.
Molto vari sono stati i temi delle giornate fin qui celebrate quali «Vincere la paura per costruire la pace», «Costruire speranza e convivialità», «Raccontarsi la vita» per scoprirsi tutti migranti e bisognosi di aiuto riscoprendo «La gioia del dialogo» o «Amare la terra e tutti gli esseri viventi», che è stato il tema dell’ultima giornata. Abbiamo proposto anche un decalogo su cui costruire la conoscenza ed il rispetto reciproco.
Riflettendo sulle rivoluzioni in atto nel mondo arabo-islamico, quest’anno, in occasione del decennale dall’istituzione della giornata, proponiamo a tutte le comunità cristiane e musulmane d’Italia di ragionare insieme sul tema: «Dialogo, pluralismo, democrazia: il nostro comune orizzonte», perché il dialogo, per consolidarsi tra le persone e tra i popoli, non può fare a meno di pluralismo e democrazia. Invitiamo, naturalmente, anche le amiche e gli amici di altre tradizioni ad unirsi alla riflessione sul tema, dato che il valore centrale del pluralismo è basato proprio sulla dignità delle differenze e può essere considerato il vero «termometro» del grado di libertà in ogni società.
Vogliamo costruire ponti e non muri, sollecitare amicizia e pace e non pregiudizi e guerre, vogliamo il rispetto di tutti gli esseri umani, sanciti nella dichiarazione universale dei diritti umani proclamati dall’Onu nel 1948, vogliamo ripudiare la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali, come proclamano la nostra Costituzione e i trattati internazionali.
Invitiamo così anche quest’anno a celebrare, il prossimo 27 ottobre, la Decima Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico, nella convinzione che sono «Beati quelli che si adoperano per la pace» (Mat 5:9), perché Dio (Allah) «chiama alla dimora della pace» (Sura 10, 25) perché Lui è «La Pace» (Sura LIX, 23 ), perché il dialogo è lo sforzo sulla via di Dio che ci compete e ci onora.

Con un fraterno augurio di Shalom, salaam, pace
I promotori della giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico

Elenco dei promotori in ordine alfabetico

ADISTA, Roma, http://www.adista.it

Confronti, Roma, http://www.confronti.net

CEM Mondialità, Brescia, http://www.cem.coop

Cipax - Centro interconfessionale per la pace, Roma, http://ww.cipax-roma.it

EMI - Editrice Missionaria Italiana, Bologna, http://ww.emi.it

FCEI – Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Roma, www.fcei.it

Agnese Ginocchio – Cantautrice, Caserta, www.agneseginocchio.it

Il dialogo - Periodico di Monteforte Irpino (Avellino) http://www.ildialogo.org/

"Il Foglio", Torino www.ilfoglio.info

Isola Nera, Lanusei (Ogliastra, Sardegna), mulasgiovanna@yahoo.it

La Collina, Serdiana (Cagliari), www.comunitalacollina.it

La nonviolenza è in cammino, Viterbo, nbawac@tin.it

Missione Oggi – Brescia, http://www.saveriani.bs.it/Missioneoggi

Mosaico di Pace - Bisceglie (Bari),  http://www.mosaicodipace.it


QOL, Novellara (Reggio Emilia), http://www.qolrivista.it

Religions For Peace (WCRP) sez. Italiana, http://www.religioniperlapaceitalia.org

Riforma, Torino, www.riforma.it

Tempi di Fraternità, Torino, http://www.tempidifraternita.it/

U.C.O.I.I – Unione delle Comunità Islamiche in Italia, Roma, http://www.ucoii.org

Volontari per lo Sviluppo, Torino, http://www.volontariperlosviluppo.it/

Sito di riferimento

fonte: http://www.cem.coop/   

Ad Arezzo la II Giornata di Studio sul mondo dell'immigrazione


Arezzo – L’Associazione Migrantes Onlus di Arezzo ha organizzato, per sabato 22 ottobre 2011, una Giornata di studio sui fenomeni migratori. È la seconda edizione di tale evento che avrà luogo presso la sede dell’Associazione (Via M. da Caravaggio, 1) e dal titolo “Minori stranieri: questioni e prospettive d’accoglienza ed integrazione”.

Frutto del primo incontro nel 2010 è stata una pubblicazione, “Immigrazione ed interculturalità: dall’indifferenza alla convivialità delle differenze”, curata da Fabrizio d’Aniello (Pensa MultiMedia Editore- Lecce) che raccoglie, appunto, gli Atti della I Giornata di studio sui fenomeni migratori promossa dall’Associazione. Il taglio prevalentemente pedagogico della prima giornata partiva dalla convinzione che l’anima dell’interculturalità coincida essenzialmente con il rispettare e il promuovere l’irriducibilità, l’irripetibilità e la singolarità della personalità di ognuno, di qualsivoglia cultura, così che possano entrambe “coltivare e diventare autenticamente se stesse, nel rispetto e nell’avvaloramento della loro unicità, la quale rinviene la propria forza espressiva proprio nella relazione con la diversità”, come si legge nell’introduzione.
Per l’edizione 2011, dopo il saluto dell’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana e del Presidente dell’Associazione Migrantes, don Angelo Chiasserini – che è anche Direttore regionale della Migrantes, la parola passerà al coordinatore della giornata, Fabrizio d’Aniello dell’Università degli Studi di Macerata e membro del Consiglio direttivo di Migrantes.
I relatori invitati spaziano nei vari campi interessati dalla problematica in esame, quella dei minori, appunto: la mattinata vedrà i contributi di riflessione di Antonio Falso, Vice-Prefetto aggiunto di Arezzo, che tratterà de “Il ruolo della Prefettura tra complessità normativa e concreta integrazione”, come quello di Rosita Deluigi dell’Università degli Studi di Macerata sui “Sogni e bisogni delle seconde generazioni”. Gli ultimi due interventi del mattino saranno affidati a Massimiliano Fiorucci, dell’Università degli Studi di Roma Tre, che affronterà invece “Seconde generazioni: scelte, percorsi e orientamenti dei nuovi italiani”. Concluderà la sessione Sira Serenella Macchietti, Ordinario di Pedagogia Generale presso l'Università degli Studi di Siena su “La formazione degli educatori in prospettiva interculturale”.
La sessione pomeridiana sarà aperta da Barbara Pojaghi, sempre dell’Università degli Studi di Macerata, su “La percezione dei minori stranieri attraverso i mass-media”; Davide Zoletto, dell’Università degli Studi di Udine, si concentrerà su “Minori stranieri, educazione, tempo libero”. Una riflessione invece di tutt’altro stampo verrà presentata da Edoardo Bressan, sempre dell’Università degli Studi di Macerata, su “Il tema dell’“altro” nell'insegnamento sociale della Chiesa”. Si divideranno, quindi, il tema “Minori stranieri non accompagnati tra bisogni relazionali e strumenti educativi” Livia Cadei e Matteo Ognissanti, entrambi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Brescia. Ultimo intervento quello di Stefano Mori, Direttore della Casa “don Bosco” di Arezzo – Associazione Migrantes, su “La comunità educativa Casa “don Bosco” di Arezzo”, un esempio quindi narrato anche grazie alle “Storie di vita degli ospiti della Casa “don Bosco” previste a seguire.


Fórum sobre migração será sediado no México em outubro


Entre os dias 20 e 21 de outubro será realizado o III Fórum Internacional de Migração e Paz, na Cidade do México, no México. O objetivo é continuar o processo de criação de redes a nível internacional com representantes de todos os setores da sociedade civil e governos para promover uma existência pacífica como direito universal e plenamente humano de todos.
Nesta terceira reunião, o Fórum Internacional sobre Migração e Paz irá considerar o impacto da violência sobre as migrações internacionais e refugiados e como os atores governamentais (executivo, legislativo e judiciário) e a sociedade civil podem definir e colocar em prática políticas e programas específicos para garantir a segurança humana dos migrantes e refugiados que cruzam fronteiras internacionais diariamente e novas relações civis para a convivência pacífica.

27 settembre 2011

La Chiesa, invitata a precisare cosa significhi “nuova evangelizzazione”. Il vicepresidente dei Vescovi spagnoli approfondisce l'espressione


PLASENCIA (ZENIT.org).- L'espressione “nuova evangelizzazione” di Giovanni Paolo II è ancora aperta al dibattito sul suo significato preciso, sulla sua applicazione, sulle implicazioni...
L’ha affermato il vicepresidente della Conferenza Episcopale Spagnola (CEE) e Arcivescovo di Valladolid, monsignor Ricardo Blázquez, in una conferenza intitolata “La nuova evangelizzazione: da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI”, a chiusura delle 44me Giornate di Teologia dell'Università Pontificia di Salamanca, celebrate a Plasencia il 12 e il 13 settembre sul tema “Nuova evangelizzazione: sfide e possibilità”.
“La nuova evangelizzazione è la parola chiave di orientamento per la pastorale presente e futura”, una “formula molto ripetuta in cui si concentrano compiti, necessità apostoliche e speranze della Chiesa”, ha affermato il presule.
“E' una grande questione posta alla Chiesa, e aperta nella sua comprensione e realizzazione, di fronte alla quale dobbiamo stare molto attenti”, ha aggiunto.
Il Vescovo Blázquez ha ricordato che è stato Giovanni Paolo II a introdurre per la prima volta l'espressione “nuova evangelizzazione” - in Polonia nel 1979, nel santuario della Santa Croce di Mogila -, ma senza attribuirle una rilevanza particolare né sospettare che era destinata a fare storia.

Missione

Il vicepresidente della CEE ha spiegato che la nuova evangelizzazione è collegata alla missione, nella quale si possono distinguere tre situazioni, la prima delle quali è la missione ad gentes, quando è rivolta a popoli in cui Cristo e il Vangelo non sono conosciuti.
In secondo luogo, ha distinto la missione con le comunità cristiane con solide strutture ecclesiali e vita e azione pastorale ordinaria.
Si è poi riferito a “una situazione intermedia, soprattutto nei Paesi di antica cristianità, in cui interi gruppi di battezzati hanno perso il senso della propria fede o si sono allontanati dalla Chiesa, da Cristo, dal Vangelo”.
In questo terzo caso è necessaria una “nuova evangelizzazione”, come sottolineano i Lineamenta del Sinodo dei Vescovi che si celebrerà nell'ottobre prossimo in Vaticano proprio su questo tema.
“L'iniziazione cristiana non è il metodo prioritario della nuova evangelizzazione?”, ha chiesto il Vescovo Blázquez, indicando che “l'iniziazione cristiana è la forma che la nuova evangelizzazione deve adottare, in base ai metodi adeguati”.
Il presule ha quindi sottolineato vari tratti che caratterizzano la nuova evangelizzazione, che “ha il suo punto di partenza e il suo fondamento nel Concilio Vaticano II”.
Questo evento ecclesiali segnò alcuni atteggiamenti missionari per il nostro tempo: evangelizzazione in chiave di dialogo con l'umanità, unione dell'ascolto attento e della verità pronunciata con amore, umiltà nella sua presentazione, coraggio e amore per gli uomini.
Una caratteristica della nuova evangelizzazione è anche lo “zelo per la verità limpida e integra della fede” e “la chiarezza nell'appartenenza ecclesiale”.
“Dobbiamo proclamare apertamente, con coraggio ed entusiasmo, il Vangelo della verità e della grazia di Dio”, ha continuato.
Quanto al contesto in cui avviene l'evangelizzazione, il Vescovo ha segnalato che “è, a differenza di situazioni precedenti in cui l'esistenza di Dio veniva data per scontata, di indifferenza religiosa, di raffreddamento, di agnosticismo, di ateismo, di vivere apparentemente senza inquietudine trascendente. Questo contesto rende l'evangelizzazione più radicale”.

Atrio dei gentili

“Per questo Benedetto XVI insiste tanto sul fatto che la priorità missionaria consiste nell'annunciare Dio e nell'aprire gli uomini alla sua ricerca”, ha sottolineato monsignor Blázquez.
In questo panorama si inserisce il cosiddetto “atrio dei gentili”, uno spazio vicino al tempio di Gerusalemme la cui denominazione viene usata oggi per designare spazi per dialogare con “tutti i popoli che non smettono di interrogarsi su Dio e con i quali è necessario entrare in dialogo missionario”.
In questo dialogo, il presule ha indicato alcune “realtà fondamentali che configurano nel loro insieme la forma di procedere nell'evangelizzazione”: verità e carità; ragione e fede; conoscenza e amore; argomenti solidi, ben ragionati e presentati con rispetto e cordialità; con opere e parole.
“Si tratta di evangelizzare l'uomo dalle basi, unendo annuncio della fede e della conversione con l'incontro con Gesù Cristo nella Parola e i Sacramenti; armonizzando la crescita della fede personale e la maturazione della comunità; coniugando conoscenza della fede, esperienza e missione”.

Fonte: www.zenit.org

26 settembre 2011

1° SETTIMANA OTTOBRE MISSIONARIO


Con oggi ha inizio il periodo delle cinque settimane dell’Ottobre Missionario, dedicate ciascuna ad un tema: Contemplazione, Vocazione, Responsabilità, Carità e Ringraziamento. 

Questa prima settimana, è la Contemplazione, la condizione essenziale di qualsiasi forma di annuncio cristiano. Non si può essere missionari del Vangelo senza avere uno spirito contemplativo: quale Buona Notizia portiamo se non “conosciamo” Gesù attraverso la contemplazione assidua della Sua persona?... 

Per fare questo, occorre che ci accostiamo, alla Parola di Dio e al sacramento dell’Eucaristia. Solo così possiamo vivere una autentica comunione con Il Signore, compiere opere di carità e avere la
possibilità di saper comunicare al mondo il suo Vangelo. 

Nella settimana della Contemplazione, ogni giorno, Missio propone a singoli e le famiglie, di offrire una specifica intenzione di preghiera, suggerendo invece a gruppi e comunità uno strumento di animazione:l’adorazione eucaristica, basata sul Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale 2011.

Per scaricare il materiale dell'ottobre missionario clicca qui


Missionari salesiani pronti a evangelizzare l'Europa


A Valdocco i missionari hanno parlato di come è nata la loro vocazione

Partita la spedizione: «Il messaggio di Don Bosco è vincente»
MARIA TERESA MARTINENGO
TORINO

A Maria Ausiliatrice, ieri mattina, si è ripetuto il rito della consegna del crocifisso ai missionari salesiani in partenza: 74 religiosi e laici hanno ricevuto il mandato dal rettore maggiore don Pascual Chavez Villanueva, l’avvio della 142ª spedizione missionaria salesiana. 

Tante le storie personali riunite nella casa madre della congregazione fondata da Don Bosco, tante e diverse le destinazioni. Il quadro della presenza missionaria salesiana nel mondo è sempre più multiforme: nascono nuove missioni, se ne consolidano altre e «diventa sempre più numeroso il gruppo destinato alla nuova evangelizzazione del continente europeo per il quale è stato avviato nel 2009 il Progetto Europa», spiega don Václav Clement, consigliere generale per le Missioni Salesiane. Ed evangelizzare i ragazzi europei sarà l’esperienza di don Pedro Ayala, giovane sacerdote salesiano messicano: il rettor maggiore lo ha destinato alla Don Bosco Haus di Amsterdam, dove collaborerà nella formazione di volontari e nel servizio ai giovani in situazioni di pericolo.

E se dall’America Latina si viene in Europa, dal Vietnam si parte per il Bangladesh: Joseph Cosma Dang The Lam andrà ad Utrail, dove i salesiani operano da 2 anni. «Il Bangladesh è una nuova terra di missione - spiega Joseph, 29 anni -, abbiamo molto da fare. Ho cercato di studiare un po’ la cultura islamica e mi sono informato sul paese attraverso internet». 

Suor Nazarena Sabatino, di San Donà del Piave, ha trascorso gran parte della sua vita negli oratori del Veneto con i giovani. «Ho sempre avuto in me la vocazione missionaria. La realizzo ora, a 53 anni: partirò con un gruppo di neo-missionarie». Suor Nazarena conoscerà in dicembre il paese poverissimo al quale la madre generale la destinerà. Don Giampiero De Nardi, 34 anni, di Roma, invece, sa già che avrà il compito, con altri due salesiani, di fondare una missione in Guatemala: «Saremo in una zona dove imperversano i narcotrafficanti, le organizzazioni paramilitari. Cercheremo di costruire una scuola e un ospedale. Lì un bambino viene lasciato morire se la famiglia non può pagare». Don Giampiero è figlio di due missionari che si erano conosciuti nella Foresta Amazzonica. 

Renata Covito, 54 anni, italo-argentina, insegnante, fa parte della Comunità delle Missioni di Don Bosco. La sua vocazione risale all’infanzia, quando in Argentina aveva osservato da vicino la drammatica realtà della povertà, e si è già concretizzata con due anni in Brasile e altre esperienze. «Dovremo aprire ad Haiti - racconta - una casa di accoglienza diurna per bambine». 

Roberto Lionelli, coadiutore salesiano, lascia l’oratorio di Arezzo per andare ad insegnare educazione fisica in una scuola di Maruba, Tunisia, di cui sarà anche economo. «È una scuola elementare affidata ai salesiani dal governo, che ha molta ammirazione per l’opera di Don Bosco. Ma che ci chiede anche di non evangelizzare». Roberto va al posto di un altro salesiano che nel febbraio scorso è stato ucciso. «Se posso, chiederei - dice con un sorriso - una preghiera particolare. Un po’ di paura c’è».


Da Perugia ad Assisi per la pace e la fratellanza tra i popoli. A quasi 50 anni esatti dalla prima Marcia ideata da Aldo Capitini.


ROMA (ZENIT.org) - Oltre 200.000 persone hanno percorso a piedi in 6 ore più di 24 chilometri nel nome della pace e della fratellanza tra i popoli. Come ogni anno, il corteo della Marcia della Pace Perugia-Assisi si è mosso dall’Arco di S. Girolamo, con in testa numerosi gonfaloni di enti locali e striscioni di associazioni, per giungere alla Rocca della città di San Francesco.
Tra gli striscioni di testa spiccava quello della candidatura di Assisi e Perugia a capitale europea della cultura 2019. A portarlo, i due sindaci, quello di Perugia di centrosinistra e quello di Assisi, Claudio Ricci, di centrodestra, così da rappresentare “la laica Perugia e la spirituale Assisi” unite dalla Marcia ma più in generale dalla cultura della pace.
La prima Marcia è stata ideata 50 anni fa da Aldo Capitini, che percorse a piedi il cammino da Perugia ad Assisi il 24 settembre 1961 insieme a Norberto Bobbio, Renato Guttuso e Italo Calvino. E proprio per richiamare quell'atto fondativo, tra i simboli di questa edizione della marcia spiccava lo striscione portato nel 1961 dallo stesso Capitini, oltre alla barca per ricordare le 1500 persone morte quest'anno in mare nei viaggi della speranza per raggiungere l'Italia.
All’iniziativa hanno aderito, oltre a diversi rappresentanti del mondo politico, anche molti esponenti di associazioni laiche e religiose, scout, sindacati, parrocchie, ma anche numerosi rappresentanti di Comuni e Province italiane, enti ed organizzazioni, nazionali ed internazionali, impegnati nella lotta alla povertà, per la giustizia sociale, per l'uguaglianza dei diritti dei popoli, contro le discriminazioni di sesso, religione e razza.
Nel documento preparato dalle Acli in occasione della Marcia per la Pace si legge che “solo considerando la complessità dei conflitti che feriscono le nostre società possiamo capire che la pace non esiste se non c'è pace in una comunità, nelle strade o in una famiglia, se i governanti non rispettano e rendono giustizia ad ogni cittadino, o se l'economia, sempre meno reale e svincolata dal lavoro e dalla produzione, arricchisce chi è ricco e impoverisce chi già è povero”.
“Ogni cosa che accade ad un uomo o una donna, in qualsiasi parte del mondo vive – si legge ancora nel documento –, ci rende responsabili della sua sorte; ignorarlo significa sostenere quella violenza che è la causa dell'assenza di pace nel mondo”.
Nel documento finale della Marcia si sottolinea invece che “la fratellanza dei popoli si basa sulla dignità, sugli eguali diritti fondamentali e sulla cittadinanza universale delle persone che compongono i popoli”. Ecco quindi, si afferma, che la sfida sta nel “tradurre in pratica il principio dell'interdipendenza e indivisibilità dei diritti umani - civili, politici, economici, sociali e culturali - e ridefinire la cittadinanza nel segno dell'inclusione”.
Tra le proposte quelle di “garantire a tutti il diritto al cibo e all'acqua; promuovere un lavoro dignitoso per tutti; investire sui giovani, sull'educazione e la cultura; disarmare la finanza e costruire un'economia di giustizia; ripudiare la guerra, tagliare le spese militari; difendere i beni comuni e il pianeta; promuovere il diritto a un'informazione libera e pluralista; fare dell'Onu la casa comune dell'umanità; investire sulla società civile e sullo sviluppo della democrazia partecipativa; costruire società aperte e inclusive”.
In Italia per realizzare questo programma occorre, “un governo di pace e una nuova politica, coerente in ogni ambito, e investire con grande determinazione sulla costruzione di un'Europa dei cittadini, federale e democratica, aperta, solidale e nonviolenta e di una comunità del Mediterraneo che, raccogliendo la straordinaria domanda di libertà e di giustizia della primavera araba, trasformi finalmente quest'area di grandi crisi e tensioni in un mare di pace e benessere per tutti”.

Fonte: www.zenit.org

Catequesis y Misiones


Queridas Hermanas!

Comparto con ustedes la foto del encuentro Inter Inspectorial de Catequesis y Misiones llevado a cabo en la Casa Inspectorial Nuestra Señora de las Nieves el 15 y 16 de Septiembre. Dichos encuentros se dan cada 6 meses y surgieron gracias al compromiso asumido en el encuentro misionero del 2009 en Cumbayá, de ahí en adelante venimos trabajando para compartir lo que se hace en cada Provincia San Pedro Claver SDB Bogota, sal Luís Beltrán SDB Medellín. A este encuentro participaron 3 Inspectorías FMA: CMA, CBN, CBC. En otras ocasiones nos hemos reunido también con CMM.

Ha sido una rica experiencia y la idea es continuar buscando concretar líneas de acción a nivel de Catequesis y Misiones entre los salesianos y las FMA de Colombia.

Sor Ana Inés - CBN

25 settembre 2011

142.ma Spedizione Missionaria

Quale Chiesa per il nuovo Sudan?


All'indomani dell'indipendenza del Sud la Chiesa cattolica del Sudan promuove un simposio di tre giorni sul tema dell'unità tra i credenti
Da qualche mese ormai il Sud Sudan è a tutti gli effetti un nuovo Stato. Ma che cosa comporta questo per la vita della Chiesa sudanese? Come porsi da cristiani nella nuova stagione che si è aperta in quest'area dell'Africa? È il tema di un seminario di tre giorni - il primo di queste proporzioni - che la Chiesa cattolica del Sudan sta organizzando a Juba. Si terrà dal 13 al 15 ottobre presso il Nyakuron Cultural Centre e vedrà presenti dieci delegati per ogni diocesi del Sudan e del Sud Sudan. Il tema è quanto mai emblematico: «Una Chiesa da ogni tribù, lingua e popolo - Dal passato al futuro». Sono previsti interventi di personalità ecclesiali, storici, esperi della società civile che affronteranno il tema del ruolo profetico della Chiesa nel passato di questa terra, nel suo presente e nel futuro. L'evento - che si inserisce nelle celebrazioni organizzate dalla Chiesa in occasione dell'indipendenza del Sud Sudan - si concluderà poi il 16 ottobre con una solenne Messe di ringraziamento che si terrà nella cattedrale di Santa Teresa a Kator.
Il simposio si intreccia con una decisione che i vescovi del Sudan saranno chiamati a prendere nelle prossime settimane: ora che è nato il nuovo Stato dovranno decidere se dare vita a due conferenze episcopali separate tra il Nord e il Sud o se continuare con un'unica conferenza episcopale del Sudan.
Al tema del ruolo della Chiesa in questa nuova fase è dedicato il reportage di Anna Pozzi «Quelli che (ci) credono», pubblicato nel servizio speciale che Mondo e Missione ha dedicato alla nascita del Sud Sudan. Clicca qui per leggere l'articolo


Muslims helping to rebuild Christian school in Kashmir


Bangalore, India (ENInews). Muslims in Kashmir, in the northwest of the Indian subcontinent, are supporting the re-building of a Christian school that was destroyed by fire during anti-Christian violence one year ago. 
"What happened here is certainly wrong and it should not have happened. I can assure you that our people will not allow it to happen again," Munshi Mukhtar Ahmed, a Muslim teacher in a government school in the town of Tangmarg, told ENInews on 20 September. 
On 13 September, 2010, the Tyndale Biscoe School was the target of Muslims protesting a reported desecration of the Quran in the U.S. that marked the ninth anniversary of the 11 September 2001 terror attacks. The school is in the town of Phulwama and is run by the Church of North India (CNI), the dominant Protestant denomination in North India. 
Two dozen Muslim protesters were killed by security forces and over 100 injured. There are about four million Muslims in Kashmir and 5,000 Christians. 
"The burning of the school was a big loss for the local (Muslim) community and they are still feeling the pinch of it," said Ahmed. The church-run school has about 450 students, almost all of them Muslims. 
Rajinder Kaul, the school's principal, told ENInews that the school was reopened later in a dilapidated building belonging to the government health department. 
Kaul said that the school in June shifted to temporary prefabricated cubicles at the same compound where the former school, built in wood in the elegant Kashmiri architectural style, had been reduced to ashes. 
"The arson was led by a mob from outside ... They did not know the damage they have done," Gulam Mohammed Bhat, a Muslim on the school management committee, told ENInews after a 20 September meeting to plan the school's reconstruction. 
"We are happy that the [Muslim] community has deplored what had happened," CNI bishop Pradeep Kumar Samantroy of Amritsar told ENInews. "Our loss has been heavy. But the most important thing is that we have been able to rebuild peace," said Samantroy. 
The government of Jammu and Kashmir is contributing to the school rebuilding. Bhat said that local Muslims will volunteer to help during construction of the new school building.


23 settembre 2011

La Congregazione salesiana rinnova l’appuntamento con le Missioni. Il 25 settembre nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino

ROMA (ZENIT.org).- Il 25 settembre, il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez Villanueva, – nel corso di una Celebrazione eucaristica nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino (Piazza Maria Ausiliatrice), con inizio alle ore 12:00 – consegnerà il crocifisso e il mandato missionario a 74 nuovi partenti, chiamati a portare nei 5 continenti il Vangelo. La celebrazione segnerà la partenza della 142ª spedizione missionaria salesiana.
L’invio missionario, eco del primo compiuto da don Bosco l’11 novembre 1875, vede già da alcuni anni la partecipazione di altri gruppi della Famiglia salesiana compresi laici. Due anni dopo il primo invio, alcune suore del nascente Istituto della Figlie di Maria Ausiliatrice si aggiunsero ai salesiani missionari in partenza; negli ultimi anni, con lo svilupparsi della sensibilità e del coinvolgimento laicale, alle spedizioni si sono uniti anche i salesiani cooperatori e volontari delle ONG salesiane. Quest’anno, per la prima volta, la spedizione missionaria salesiana vede la partecipazione delle Suore della Carità di Gesù.
Saranno ben 74 gli educatori ed evangelizzatori a partire. Sempre più numeroso il gruppo destinato alla nuova evangelizzazione del continente europeo per il quale la Congregazione salesiana ha avviato nel 2009 il Progetto Europa.
La 142ª Spedizione missionaria è composta da:
- 31 Salesiani di don Bosco. È il gruppo più numeroso. Di questi, 14 sono destinati all’Europa (4 in Belgio, 3 in Irlanda, 3 nel Regno Unito, 1 in Austria, 1 in Francia, 1 in Russia e 1 in Bulgaria); 8 all’America Latina (2 in Guatemala, 2 in Venezuela, 2 in Paraguay, 1 a Cuba, 1 in Argentina); 5 all’Africa (Nigeria, Tunisia, Marocco, Angola, e Sudafrica); 2 in Asia (India e Pakistan) e 2 al Medio Oriente.
- 21 Figlie di Maria Ausiliatrice. Dell’Istituto fondato da Don Bosco e Santa Maria Domenica Mazzarello prenderanno il mandato 12 missionarie native dell’Asia (5 del Vietnam, 3 della Corea del Sud, 3 dell’India e 1 delle Filippine); 5 dell’Europa (2 dell’Italia, 1 ciascuna di Polonia, Repubblica Ceca e Spagna); 2 dell’America (Argentina e Messico) e 2 dell’Africa (Rep. Dem. Del Congo e Sudan). La destinazione delle suore sarà determinata successivamente al mandato.
- 5 Suore della Carità di Gesù. L’Istituto delle “Caritas Sister of Jesus”, originario del Giappone, fonda la sua prima missione in Africa, a Juba, capitale del neostato del Sud Sudan. Le suore provengono da Corea del Sud (3), Giappone e Brasile.
- 3 membri della Comunità della Missione di Don Bosco. La Comunità, fondata a Bologna e formata da laici, è l’ultimo gruppo ad essere stato accolto nella Famiglia Salesiana. Partono 3 membri: una missionaria italiana ad Haiti; ed una coppia di giovani malgasci che, accompagnati dal loro figlio di 1 anno, presteranno il loro servizio in Burundi.
- 14 laici membri delle ONG salesiane. 9 volontari italiani del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), 4 giovani spagnoli di Jóvenes y Desarrollo (JyD) e 1 ragazzo austriaco di Jugend Ein Welt (JEW). Il gruppo rappresenta un numero molto più ampio di volontari laici partiti già durante l’anno con le rispettive ONG.
La celebrazione sarà trasmessa in differita televisiva satellitare su Telepace, e in streaming su www.missionidonbosco.tv, alle ore 13:30 (GMT+2).
Le missioni salesiane furono avviate nel 1875, quando don Bosco inviò un primo gruppo di dieci missionari nella Patagonia Argentina. Ad oggi, con 136 anni di storia, migliaia di religiosi e centinaia di laici si sono fatti portatori del Vangelo di Gesù Cristo con lo stile di don Bosco in oltre 130 paesi.

Fonte: www.zenit.org

Il Papa promuoverà in Germania il dialogo con i cristiani evangelici.


Visitando il monastero di Martin Lutero
di Jesús Colina

BERLINO (ZENIT.org).- La visita di Benedetto XVI cerca di dare un impulso al dialogo tra cristiani evangelici e cattolici perché uniti testimonino al mondo la loro fede in Cristo.
Per questo motivo, ha spiegato il Pontefice ai giornalisti che lo accompagnavano sul volo Alitalia che lo ha portato questo giovedì mattina a Berlino, ha accettato con gioia l'invito a visitare l'antico convento di Martin Lutero, a Erfurt.
Programmando questo pellegrinaggio apostolico, il terzo nella sua terra natale, ha deciso “che l’ecumenismo con i nostri amici evangelici dovesse essere un punto forte e un punto centrale di questo viaggio”, ha rivelato.
“In un tempo di secolarismo”, evangelici e cattolici “hanno la missione di rendere presente il messaggio di Dio, il messaggio di Cristo”.
La ricerca dell'unità tra cattolici ed evangelici, “anche se rimangono problemi grandi”, “è essenziale in questo momento storico”, ha proseguito.
“Siamo uniti e questo mostrare al mondo e approfondire questa unità è essenziale in questo momento storico”.
“Sono perciò molto grato ai nostri amici, fratelli e sorelle, protestanti, che hanno reso possibile un segno molto significativo: l’incontro nel monastero dove Lutero ha iniziato il suo cammino teologico, la preghiera nella chiesa dove è stato ordinato sacerdote e il parlare insieme della nostra responsabilità di cristiani in questo tempo”, ha confessato il Vescovo di Roma.
“Sono molto felice di poter mostrare così questa unità fondamentale, che siamo fratelli e sorelle e lavoriamo insieme per il bene dell’umanità, annunciando il lieto messaggio di Cristo, del Dio che ha un volto umano e che parla con noi”.

Fonte: www.zenit.org

Christian art museum to open from Sunday

A museum of Christian Art, including Silver chalices (cups), metal crosiers (walking sticks) and beautifully embroidered old robes of priests, will be inaugurated on September 25.
It also has a burnt face of Christ.
Fr. Warner D’Souza, priest who heads the Church committee that has put the museum together, said the face is part of a larger wooden statue that was damaged in a fire.
“We have been working on the project for over three years,” he said.
The museum is housed in a section of St. Pious College, Goregaon and most of the artifacts have come from old churches while others are from attics in pastoral houses.
“We decided not to buy old statues and artifacts as it will indirectly lead to more destruction of the centuries-old Church heritage in the region,” said Fr. D’Souza.
The museum has an interesting timeline on a wall depicting Christian events right from the legend of St Bartholomew, a disciple of Christ who reportedly visited Kalyan before 100 AD.
It has the reports of Nestorian Christians who had settled in Thane region in 100 AD and the Church of St Thomas built in Sopara (Nalasopara) after the 6th century AD.
There is also mention of the Thane Martyrs, a group of missionaries who were killed by Arabs in 1300.
The museum also has the robes and rings of India’s first Cardinal Valerian Gracias which are displayed prominently.
An old altar which once stood in a Church at Manori, dated 1608 rescued from a shed in the churchyard after the parish priest pulled it down to make way for a marble altar, is also part of the museum.
There is an auditorium where people can watch shows about Church history and art. several photographs of old Churches like Our Lady of Salvation Church,Dadar, built in 1595 which was pulled down in 1977, are on display.
It is a beginning and we hope it will grow into a movement for greater conservation of Church heritage,” said Fr. D’Souza.

Source: Times of India

22 settembre 2011

Sr. Tiziana BORSANI

Abidjan – Costa d’Ivoire
INTERVIEW DE SOEUR TIZIANA BORSANI
NOUVELLE MISSIONNAIRE EN AFO

AFO-LiaisonLes Sœurs de la Province AFO Mère de Dieu aimeraient vous connaître davantage. Pouvez-vous, vous présenter brièvement ?
Sr Tiziana: Je suis Sœur Tiziana Borsani, Italienne, de la Province “Sainte Famille” ILO

AFO LIAISON: Vous venez d’arriver en Afrique de l’Ouest spécialement dans notre Province AFO. Quelles sont vos premières impressions ?
Sr Tiziana: J'ai trouvé une ambiance simple et accueillante, animée et joyeuse, engagée dans la mission éducative.

AFO LIAISON: Pouvez-vous nous partager un peu les motivations qui vous ont poussée à choisir d’être missionnaire en Afrique dans notre Province ?
Sr Tiziana: La réponse est très simple: après une expérience faite en Géorgie et à Moscou, je suis rentrée dans ma Province d’origine (à Milan en Juillet 2008). En Mars 2009 j'ai eu l'occasion de faire la Retraite Annuelle en Terre Sainte avec les sœurs de ma Province qui ont célébré leur jubilé d'or. Le résultat de cette Retraite a été de reconnaître mon "ADN" missionnaire. Le processus de discernement que j'ai entrepris, a abouti à réécrire ma demande missionnaire le 6 Janvier 2010, et à la présenter à la Mère Générale le 24 Janvier. Le 13 Février, j'ai reçu la réponse affirmative par la Provinciale. Le 12 Mai, Mère Générale m’écrit qu’elle m’envoyait dans la Province AFO ; les seules objections sont que je n'ai jamais étudié le français et que ma préparation est pour les Églises orientales et l'œcuménisme. Pour l’apprentissage du français, j'ai passé l’an dernier à  Veyrier (Genève), j'ai commencé à lire quelque chose pour recueillir des informations, mais j’étais convaincue que les Sœurs et les gens que j'aurai rencontrés seraient ma meilleure école.

AFO LIAISONQuels sont vos souhaits pour la Province ?
Etre capable de partager ma vie avec les sœurs dans la communion et la mission, dans la continuelle recherche de fidélité à Jésus et au charisme salésien.
Sr Tiziana: Votre dernier mot.
Sr Tiziana: Merci!

Propos recueillis par Josephine Pescarini, fma
Fonte: AFO-Liaison
Le Bulletin mensuel informatif - formatif des Sœurs Salésiennes de l’Afrique Francophone Occidentale (AFO)

Marcia Perugia-Assisi


Finalmente ci siamo! Mancano pochi giorni alla "Marcia per la pace e la fratellanza dei popoli" che il 25 settembre vedrà sfilare migliaia e migliaia di persone da Perugia ad Assisi. È il popolo della pace che si mette in cammino per smobilitare la guerra di oggi, attraverso il ritiro dell'esercito dall'Afghanistan e dalla Libia, e quella di domani, attraverso il disarmo e il taglio drastico delle spese militari. Ciò potrà cominciare solo se ciascun marciatore di pace assumerà questa esigenza come impegno personale.

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Harambèe 2011. Conoscendo ed imitando Don Bosco, facciamo dei giovani la missione della nostra vita


21 settembre 2011 - Si svolgerà il prossimo 24 e il 25 settembre, presso il Colle Don Bosco di Torino, l’Edizione 2011 dell'Harambée.
Per due giorni, circa 400 giovani provenienti dalle Ispettorie salesiane di Italia e da alcune dell’Europa si ritroveranno al Colle Don Bosco e a Torino Valdocco attorno al Rettor Maggiore dei Salesiani Don Pascual Chávez Villanueva. 
Sono coloro che credono e lavorano per l'Animazione Missionaria Salesiana o hanno fatto esperienze estive nei Paesi poveri e vogliono insieme celebrare con gioia il loro impegno nel rimuovere ogni barriera tra il nord e il sud del mondo, per favorire la protezione e la promozione dei diritti umani con gesti di solidarietà concreta ispirati alla fede cristiana e al carisma di don Bosco.
Nella mattinata di domenica 25 settembre, il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual Chávez Villanueva – nel corso di una Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino – consegnerà il crocifisso e il mandato missionario a 74 nuovi partenti, chiamati a portare nei 5 continenti il Vangelo, nello stile educativo di Don Bosco. La celebrazione segnerà la partenza della 142ª spedizione missionaria salesiana.
La celebrazione sarà trasmessa, grazie alla produzione di Missioni Don Bosco, in differita televisiva satellitare su Telepace, e in streaming su www.missionidonbosco.tv, alle ore 13:30 (GMT+2).
Le missioni salesiane furono avviate nel 1875, quando Don Bosco inviò un primo gruppo di dieci missionari nella Patagonia Argentina. Ad oggi, con 136 anni di storia, migliaia di religiosi e centinaia di laici si sono fatti portatori del Vangelo di Gesù Cristo con lo stile di Don Bosco in oltre 130 paesi.
Saranno presenti a Torino anche il Presidente del VIS - Carola Carazzone – e i membri del Comitato Esecutivo.


ASIA/INDONESIA - Fa breccia nel cuore degli indonesiani "Giovanni Paolo II missionario"


Giacarta (Agenzia Fides) - Una giovane comunità missionaria intitolata a Papa Wojtyla si fa strada e fa breccia nel cuore degli indonesiani: si tratta della "Comunità Missionaria Giovanni Paolo II", fondata dal missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (PIME) p. Giuseppe Buono e promossa anche dall'attività delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Indonesia.
Come riferisce a Fides p. Buono, "la comunità è stata fondata nel 1995. La sua attività e presenza in Indonesia è stata facilitata da sacerdoti e laici che operano a stretto contatto con le POM, nonché dalla diffusione del libro 'Con Maria sulle strade del mondo', sul magistero mariano-missionario di Giovanni Paolo II". Il libro, scritto dal missionario del PIME, è stato appena tradotto in lingua indonesiana e le 2.000 copie pubblicate si sono subito esaurite.
Nelle scorse settimane p. Buono ha fatto un "tour missionario" in Indonesia, toccando le isole di Giava e Bali, dove si sono tenuti numerosi incontri e celebrazioni in chiese, parrocchie e comunità, oltre che nella sede della Conferenza episcopale. I fedeli cristiani, ma anche credenti musulmani, hanno manifestato vivo interesse per "il messaggio del Papa missionario".
Il missionario racconta a Fides: "Ho notato una fede eroica nei fedeli indonesiani, che si esprime nella gioia di pregare, di essere utili agli altri, accoglienti, disponibili, uniti. E' una fede segnata da una toccante devozione a Maria e a Giovanni Paolo II. Ho potuto constatare quanto Papa Wojtyla sia amato anche in queste isole lontane". Buoni presupposti e prospettive per far crescere la "Comunità Missionaria Giovanni Paolo II", che intende dare il suo contributo all'opera di evangelizzazione della Chiesa indonesiana. (PA)

Fonte: www.fides.org

USA: iniziativa cattolica per aiutare gli immigrati irregolari. Una linea telefonica darà consulenze a loro e alle loro famiglie.


CHICAGO (ZENIT.org).- Guidato dall'Arcidiocesi di Chicago (Stati Uniti), un gruppo di organizzazioni della società civile, insieme a rappresentanze diplomatiche e a gruppi di aiuto agli immigrati, ha reso noto l'avvio di una linea  di comunicazione telefonica, 1-855, per la difesa dei diritti umani dei lavoratori e delle loro famiglie, soprattutto dei messicani, la cui presenza è molto forte in questa città.
La linea telefonica 1-855 HELP MY FAMILY (Aiuta la mia Famiglia) vuole difendere i lavoratori irregolari e le loro famiglie di fronte al rischio del rimpatrio.
Si tratta di una linea di aiuto immediato attraverso la quale gli immigrati avranno consulenza legale, giuridica, consolare e solidale affinché i loro diritti umani non siano violati con il pretesto che non hanno i documenti in regola.
L'associazione include 35 gruppi che forniscono servizi sociali, 27 équipes di esperti e attivisti comunitari, 17 uffici privati di avvocati, federazioni di oriundi messicani e l'Arcidiocesi di Chicago.
La linea 1-855 HELP MY FAMILY sarà curata da 67 volontari formati per fornire informazioni e aiutare le famiglie immigrate in inglese, spagnolo, coreano e portoghese, 24 ore su 24. La sede centrale è situata nel consolato messicano a Chicago.
La linea di aiuto sarà finanziata con fondi privati.

Fonte: www.zenit.org

EUROPA/ITALIA - 142ª spedizione missionaria salesiana; prima missione nel Sud Sudan per le Suore della Carità di Gesù


Torino (Agenzia Fides) - Sono 74 i missionari in partenza che porteranno nei 5 continenti il Vangelo, nello stile educativo di Don Bosco, dando così vita alla 142ª spedizione missionaria salesiana. Secondo la tradizione, domenica 25 settembre, il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual Chávez Villanueva, nel corso di una Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino, consegnerà il crocifisso e il mandato missionario a 31 Salesiani di Don Bosco (SDB), 21 Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), 5 Suore della Carità di Gesù, 3 membri della Comunità laicale della Missione di Don Bosco, 14 laici membri delle Ong salesiane.
Secondo le informazioni diffuse dall'Agenzia Ans, dei 31 Salesiani, 14 sono destinati alla nuova evangelizzazione del continente europeo, per il quale la Congregazione salesiana ha avviato nel 2009 il Progetto Europa; 8 all'America Latina; 5 all'Africa; 2 all'Asia e 2 al Medio Oriente.
Per le 21 Figlie di Maria Ausiliatrice la destinazione sarà determinata successivamente al mandato. Da rilevare che 12 missionarie sono native dell'Asia; 5 dell'Europa; 2 dell'America Latina e 2 dell'Africa.
Quest'anno, per la prima volta, la spedizione vede la partecipazione delle Suore della Carità di Gesù ("Caritas Sister of Jesus"), istituto originario del Giappone che fonda la sua prima missione in Africa, a Juba, capitale del neostato del Sud Sudan. Le 5 suore provengono da Corea del Sud, Giappone e Brasile.
I 3 membri laici della Comunità della Missione di Don Bosco fanno parte dell'ultimo gruppo accolto nella Famiglia Salesiana. Partono 3 membri: una missionaria italiana che raggiungerà Haiti ed una coppia di giovani malgasci che, accompagnati dal loro figlio di 1 anno, presteranno il loro servizio in Burundi. Infine dei 14 laici membri delle Ong salesiane. 9 sono volontari italiani del Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS), 4 sono giovani spagnoli di Jóvenes y Desarrollo (JyD) e 1 ragazzo è austriaco di Jugend Ein Welt (JEW). Il gruppo rappresenta un numero molto più ampio di volontari laici partiti già durante l'anno con le rispettive Ong.
I missionari in partenza hanno partecipato ad un corso di preparazione, che ha avuto inizio il 1° settembre presso la Casa Generalizia dei Salesiani a Roma, dove si sono alternate sessioni formative in aula, lavori di gruppo, animazione liturgica e momenti di svago. (SL)

Fonte: www.fides.org

21 settembre 2011

EUROPA/REP.CECA - Un "ponte missionario di preghiera" ed un video clip per la Giornata Missionaria


Praga (Agenzia Fides) - In occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2011, la direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) nella Repubblica Ceca, ha lanciato l'iniziativa di dare vita ad un "ponte missionario di preghiera". Secondo le informazioni inviate all'Agenzia Fides, alla vigilia della Giornata Missionaria Mondiale, quindi la sera di sabato 22 ottobre, alle ore 21, tutti coloro che intendono aderire all'iniziativa sono invitati a riunirsi in chiesa o nelle proprie case, accendendo una candela e pregando per le missioni, per i missionari, per i poveri, per quanti soffrono, affinché la gioia del Vangelo si diffonda su tutta la terra. Si suggerisce la recita del rosario missionario o di altre preghiere. Chi desidera dare vita a questo "ponte" è pregato di darne comunicazione alla direzione nazionale delle POM. 
Sempre in vista della Giornata Missionaria, è stato realizzato un nuovo video clip, in inglese, che illustra una delle quattro Pontificie Opere Missionarie: la Pontificia Opera della Propagazione della Fede. Le immagini sono tratte dalla celebrazione della Veglia pasquale in una comunità dello Zambia, riprese durante un viaggio missionario, mentre il Segretario generale della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, p. Timothy Lehane Barrett, presenta lo scopo di questa Opera. (SL)

Links:
Per vedere il video clip 
http://www.vimeo.com/28625467 
Il sito della Direzione nazionale delle POM

Fonte: www.fides.org

"Marcha por la libertad religiosa" en Copacabana. Miles de fieles se manifiestan contra la intolerancia religiosa en Río de Janeiro

Miles de personas marcharon ayer contra la intolerancia religiosa en la playa de Copacabana de Río de Janeiro, en una iniciativa de la comunidad de cultos afro-brasileños para denunciar una creciente persecución en su contra desde la llegada de los evangélicos.
Vestidos con los trajes tradicionales de su fe, líderes de las religiones afro-brasileña, católica, musulmana, judía, espiritista, protestante, budista, baha'i, entre otras reiteraron que esta movilización es "fundamental para la democracia".
En la popular playa, los tambores de Candomblé - una religión traída a Brasil en el siglo XVI por esclavos de África occidental - sonaba con fuerza, mientras que un poco más lejos, adeptos al Hare Krishna bailaban en un círculo.
"Durante 25 años sostuvimos la Biblia en la cabeza. Ahora, nuestros niños son tratados de seguidores del diablo", lamentó Ivanir dos Santos, organizador de la Marcha por la libertad religiosa, en declaraciones a la AFP.
Este "babalao" (padre de los secretos) de Candomblé afirmó que quería atraer la atención de todo el mundo.
"La religión en motivo de guerra en todo el mundo, pero aquí recogemos de todas las religiones su voluntad de diálogo debido a que la intolerancia religiosa genera racismo y amenaza a la democracia", estimó Dos Santos.
En el gigante sudamericano, en donde 80 millones de sus habitantes son de raza negra o mestiza (45%), las iglesias evangélicas proliferan entre los más pobres y "demonizan los cultos de origen africano con el objetivo de ganar adeptos", según el antropólogo José Flavio Pessoa de Barros, de la Universidad federal de Río de Janeiro.
Desde la primera marcha en el 2008, los seguidores del Candomblé y Umbanda han recibido el apoyo de otras religiones.
Más de 500 representantes de Baha'is son perseguidos en Irán, una de las razones de este culto para apoyar la marcha, dijo Roberto Iradj, representante de esa comunidad en Brasil. (Rd/Agencias)

"Le parole per dirlo. Migrazioni, comunicazione e territorio". Un convegno domani a Roma all’Università “La Sapienza”


Roma - “Le parole per dirlo. Migrazioni, comunicazione e territorio” è il titolo del convegno organizzato dall’Università Sapienza di Roma, che si terrà presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, Cartoteca di Geografia, domani pomeriggio. Un appuntamento che vedrà la partecipazione di studiosi di fama ed esperti di migrazioni.
Dopo il saluto introduttivo di Paolo Di Giovine dell’Università “La Sapienza, Mina Cappussi, Direttore del quotidiano “Un Mondo d’Italiani, docente presso l’Università Roma Tre assieme a Tiziana Grassi Donat Cattin, giornalista e autrice Rai International, aprirà gli interventi parlando delle “parole” dell’emigrazione, nel Primo Dizionario dell’Emigrazione Italiana nel Mondo, già presentato in conferenza stampa alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. Si parla di Migrazioni, comunicazione e territorio, dunque di semantica della mobilità: non poteva mancare un riferimento alle “parole” e alle emozioni di 150 anni di Unità, “parole”, “suoni”, “segni” che hanno caratterizzato una pagina importantissima della nostra storia impregnando di significati ogni pezzetto, ogni angolo di quel vasto mondo che è la comunità italiana all’estero. Una sorta di “navigazione” intorno a significati di parole che implicano e comportano letture di ulteriore livello, corredate dal racconto parallelo delle immagini-documenti, a ricomporre per schegge semantiche la fenomenologia del vissuto migratorio. Molto più che parole: perché rimandano a storie, a segni e sogni, a strappi, speranze, idee, coraggio, dignità, significati e significanti.
Fra gli interventi previsti il coordinatore del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes, Franco Pittau e la Capo redattrice dello stesso Delfina Licata.


20 settembre 2011

Inaugurazione della Mostra Missionaria – Mornese Mazzarelli

In occasione dell’inaugurazione della Casa dei Mazzarelli recentemente ristrutturata, viene aperta anche la Mostra missionaria che ha sede nello stesso edificio. Logisticamente la Mostra si presenta come continuazione della visita alla Casa natia di Madre Mazzarello, proponendo uno sguardo sull’attività missionaria iniziata proprio a Mornese con le prime due spedizioni (1877 e 1879).
Il materiale esposto, proveniente dalle nostre presenze nei 5 continenti, è ricavato dalla precedente raccolta e completato da informazioni storico-carismatiche. Una strumentazione audiovisiva supporta le informazioni riguardanti la storia e l’attualità dell’attività missionaria “ad gentes” dell’Istituto.
Quest’ultima è presentata nel contesto dell’attività evangelizzatrice della Chiesa, nella descrizione dei suoi primi passi e nella lettura dell’attualità, attraverso la comunicazione di dati riguardanti le tipologie di opere e i destinatari che l’Istituto avvicina attraverso di esse. Si privilegiano, poi, alcune tematiche (in fase di allestimento): l’attenzione alla condizione della donna, dei migranti e al Volontariato e l’attività svolta a favore di popolazioni indigene con le quali, in diversi casi, l’Istituto lavora dalle origini.
Un’attenzione è riservata all’area piemontese, che ha visto la partenza, tra le circa 4.000 missionarie italiane, di 892 missionarie di questa terra. Dal Piemonte si assiste anche alla partecipazione di giovani che dedicano annualmente del tempo tra le popolazioni disagiate in vari Paesi attraverso i progetti dell’animazione missionaria SDB - FMA del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania.
L’ingresso alla Mostra, vicino alla Casa natia, è segnalato da un pannello che reca un’espressione di Amin Maalouf  (giornalista e scrittore libanese): “Stiamo diventando creature intessute di fili di tutti i colori”. Il video proposto all’inizio del percorso, tratto dal CD-rom “Un carisma per flauto e orchestra” di Caterina Cangià, suggerisce il senso della missione evangelizzatrice svolta INSIEME e IN OGNI LUOGO DELLA TERRA per annunciare che DIO È AMORE.
La realizzazione della Mostra è curata dall’Archivio generale e dall’Ambito Missione FMA, con la collaborazione dello studio Hic ad Hoc di Torino per quanto riguarda le strutture.


Guarda il video

16 settembre 2011

Vivere insieme: un destino comune e una sfida per tutti

Per una volta, nell’affrontare il tema di questa conferenza: Immigrazione: destinati a vivere insieme, non vorrei partire dagli immigrati e dagli aspetti legati alla loro presenza nei paesi di accoglienza - ovviamente un po’ ne parlerò - ma almeno all’inizio vorrei tentare di cambiare visuale e provare ad utilizzare l’angolo prospettico dei cittadini Europei autoctoni. Chiarisco subito quello che cercherò di dire: il problema del vivere insieme non è un problema che riguarda solo i cittadini immigrati, ma anche i cittadini dei paesi di accoglienza. Quello della convivenza è anche il nostro problema.
Tre recenti avvenimenti, assai significativi, in modo diverso ma convergente, evidenziano il nodo non risolto del “destino comune”, del vivere insieme che questa conferenza propone come tema di discussione:
1) L’attentato terroristico in Norvegia;
2) i fatti di violenza verificatesi a Londra questa estate;
3) la reazione europea fredda e distante a quel vento di libertà che è stata definita Primavera araba e che in queste giornate vede dei momenti di interessante approfondimento.
Se il destino è “vivere insieme” si levano da più parti schegge impazzite che si rivoltano e che da questo destino si difendono. Ian Buruma a commento del terribile attentato in Norvegia, sul giornale americano The Nation denuncia la “visione” cupa dei “cattivi maestri”- nell’articolo sono citati alcuni dei capi degli ormai non irrilevanti partiti xenofobi europei -: “l’Europa – scrive Ian Buruma - è entrata in un'altra ‘fase Weimar’. Secondo questa visione siamo in guerra e i nemici dei populisti non sono solo i musulmani, ma anche i progressisti, i multiculturalisti, che stanno svendendo l’Europa.”
E anche la terribile estate londinese - secondo l’analisi di Will Hutton sul The Observer - è rivelatrice di un disorientamento cupo e sospettoso “Non un obiettivo comune, non un destino condiviso, procediamo senza meta” dice l’autore che conclude le sue considerazioni evidenziando la necessità di costruire una nuova convivenza civile.
Che dire poi della diffidenza prima e della chiusura poi, come unica reazione alla “primavera araba”? Sono rimasta colpita dai commenti giornalistici preoccupati solo dell’arrivo degli immigrati, senza lo sforzo di una comprensione più articolata di quello che si presentava e si presenta tuttora come un nuovo ‘89, un nuovo muro di Berlino che sta cadendo. Il momento è delicato, tuttavia quanto l’Europa potrebbe accompagnare e sostenere questo vento di cambiamento e di libertà.
Peraltro dal gennaio ad oggi si contano meno di 50 mila arrivi di profughi in Italia, e quindi in Europa! Non proprio un’invasione!

Il futuro dell’Europa dipende dall’immigrazione?
Il futuro di crescita o decrescita demografica ed economica di molti paesi europei dipende in buona parte anche dalla presenza o meno di cittadini stranieri. Alcuni dati. Dal recentissimo rapporto dell’Eurostat sulla demografia europea (28 luglio 2011): nel 2010 da circa 501 milioni di abitanti siamo passati a 502 milioni e mezzo (l’aumento è stato di circa un milione quattrocentomila). I movimenti migratori hanno contribuito per ben il 60 % a questo aumento della popolazione dell’Europa a 27.
La Germania, dal canto suo, ha il più basso tasso di natalità dell’Unione Europea (sempre a 27), cioè l’8,3 per mille, ed ha un saldo negativo, insieme alla Romania (paese con una forte emigrazione che spiega il dato) con l’Ungheria, la Bulgaria e la Lettonia.
Nell’Unione Europea, in un anno, sono diminuiti di ben 200 mila i nuovi permessi di residenza a stranieri non comunitari rispetto all’anno precedente. Il dato è riferito al 2009 ma è ragionevole attendersi un’ulteriore e ancora più marcata diminuzione nei prossimi anni.
Colpisce la discrasia tra le intelligenti analisi dei documenti delle agenzie europee e il dibattito impreciso e fortemente irrazionale del discorso pubblico. Riporto ancora il rapporto sulla demografia di Eurostat. Ne consiglio la lettura per le interessanti considerazioni circa i mutamenti demografici letti sotto una prospettiva non consueta e positiva: “l’avvenire dell’Europa – cito - dipende in larga misura dalla sua capacità ad esplorare il grande potenziale dei due segmenti che aumentano più rapidamente in seno alla sua popolazione: le persone anziane e gli immigrati.”
Anziani e stranieri, in realtà, sono i due segmenti che più sgomentano e sui quali meno si ragiona in termini di “grande potenziale”. Manca una visione del futuro cha sappia dare il giusto posto a queste due importanti componenti del tessuto sociale.
Andrea Riccardi in più occasioni – citando il Beato Giovanni Paolo II - ha evidenziato una sofferenza dell’uomo contemporaneo. “Il mondo soffre per mancanza di visioni”. Per quel che riguarda l’Europa questo è verissimo.
Sarebbe necessaria una vera politica comune europea in tema di migrazioni attraverso la creazione di strumenti operativi europei che superino ed integrino le esigenze diverse di ogni singolo Stato, senza limitarne la sovranità. La sfida demografica per l’Europa è qualcosa di nuovo e richiede il coinvolgimento non solo dei singoli Stati ma uno sforzo comune per fare in modo che il declino dovuto all’invecchiamento sia contrastato.
In questo contesto un rinnovato rapporto con il continente africano per l’Europa è decisivo, non solo dal punto di vista demografico ma anche per la vicinanza geografica e culturale: investire sui paesi africani anche a partire dalle migrazioni può rappresentare una grande chance.

Convivenza: una parola che manca nel nostro vocabolario europeo
Le difficoltà del vivere insieme tra cittadini europei e nuovi cittadini immigrati, sono sotto gli occhi di tutti. Il discorso pubblico, del resto, non fa che evidenziare, drammatizzare queste difficoltà. D’altra parte è vero: vivere insieme provoca delle incomprensioni e non tutto è facile. L’insicurezza e la paura per un estraneo che non si conosce possono generare aggressività. Si tende a chiudersi, a isolarsi.
Un’espressione di queste difficoltà la possiamo trovare negli ormai numerosi crimini razzisti che si verificano in Europa. Non mi soffermerò su questo se non per sottolineare la forza e la pericolosità del fenomeno “razzismo” di questa – ripeto - malattia grave dei nostri tessuti sociali che con efficacia narrativa Romain Gary descrive con il ripugnante volto di Filoche, il dio della meschinità e dell’odio, appostato “all’ingresso del mondo abitato, - cito Gary- che sta gridando: «Sporco americano, sporco arabo, sporco ebreo, sporco russo, sporco cinese, sporco negro».(…) nonostante il suo aspetto orrendo è uno degli dei più potenti e più ascoltati, lo si trova sempre dappertutto; è uno dei più zelanti guardiani della nostra terra, e ce ne contende il possesso con malizia e abilità”.
Come non lasciarci intrappolare dall’inganno di Filoche? La convivenza è l’arma più efficace e forse l’unica possibilità che abbiamo per riprenderci il controllo e il governo di fenomeni epocali come l’immigrazione ma alla fine anche il controllo delle nostre stesse esistenze troppo rattrappite dalle paure. Credo che attorno ai temi della convivenza si giochi una partita ben più larga e decisiva: quella di un futuro che deve ritrovare le ragioni di una speranza.

Che cosa è la convivenza (i problemi di una definizione)
Di cosa stiamo parlando quando diciamo “convivenza”? la risposta non è scontata. Riprendo Alexander Langer e il suo La scelta della convivenza quando offre i suoi dieci punti per la convivenza inter-etnica e tra l’altro ne definisce un percorso: “conoscersi, parlarsi, informarsi, inter-agire: ‘più abbiamo a che fare gli uni con gli altri, meglio ci intenderemo’”.
Jonathan Sacks, in un breve e significativo passaggio della sua riflessione sulla dignità della differenza, a mio avviso dà una bella immagine di convivenza quella della conversazione. Dice Sacks: “parlare delle nostre paure, ascoltare quelle degli altri. Condividendo le nostre vulnerabilità si scopre una genesi di speranza”.
Non nego che questa ultima definizione - convivenza come conversazione - mi trova molto in sintonia. La Comunità di Sant’Egidio ha declinato la sua accoglienza alle persone immigrate in tante maniere: la scuola di italiano, il centro di accoglienza, la difesa dei diritti. Ma il lavoro più importante che come Comunità ci vede impegnati, e che mi sembra essere decisivo per vincere questa sfida è proprio la conversazione. Martin Buber – solo per inciso - vede nella conversazione autentica i presupposti per una memorabile fecondità comunitaria. La costruzione sociale ha come suoi presupposti conversare, parlare, incontrarsi, condividere “le nostre vulnerabilità”, i momenti belli come quelli difficili. Vivere insieme insomma è un percorso che richiede convinzione, entusiasmo, ed è un vero e proprio metodo per approcciare un tema complesso, quello dell’immigrazione che è oggetto – va detto - di moltissime semplificazioni e distorsioni.

La convivenza necessaria come il pane
Il bisogno di convivenza. Per parlare di questo bisogno descrivo brevemente la nostra Scuola di lingua. La scuola di lingua e cultura italiana della Comunità di Sant’Egidio nasce nel 1982 (gli immigrati in Italia allora non arrivavano a 350 mila). La scuola, aspetto non trascurabile, è completamente gratuita, gli studenti non pagano, e gli insegnanti ovviamente non sono pagati.
Per conversare, per convivere è necessario comprendersi e quindi la lingua è la chiave che permette di entrare in una cultura, in una società, che permette di comprendersi e di superare le incomprensioni e le difficoltà.
Quello che abbiamo capito - e questa è l’esperienza di chiunque abbia una conoscenza e un contatto anche superficiale con persone immigrate - è che c’è una grandissima domanda di integrazione, lo vediamo nella domanda di conoscere i paesi ospitanti, di conoscerne la cultura, le opere d’arte, la religione e le tradizioni. Il grande desiderio di incontro, di amicizia, di integrazione, che i nostri amici stranieri esprimono, andrebbe raccolto e riconosciuto ed è la strada maestra per convivere.
La scelta fatta dagli inizi fino ad oggi con convinzione è stata quella di collocare il bisogno di comunicare, il bisogno di interagire, il bisogno di rompere l’isolamento, come un “bisogno primario” come il mangiare, come la casa. La convivenza serve per vivere come il pane. Quando parliamo delle persone immigrate questo è chiaro. Ma gli europei hanno chiaro che quello della convivenza è un bisogno primario anche per loro? Necessario e indispensabile per vivere? Interagire, rompere l’isolamento, comunicare non è il bisogno dell’anziano europeo? Del giovane londinese? Della casalinga delle banlieue parigine?

La convivenza: una sfida per i credenti
Convivere, conversare, incontrarsi è davvero una benedizione. Ne sono convinta. “Chi crede in Dio e nell’Ultimo Giorno sia generoso con l’ospite” dice un famoso Hadith del Profeta Mohammed.
Nel Libro della Genesi è descritta la lotta tra Giacobbe e un uomo misterioso. Dura tutta la notte fino allo spuntare dell’aurora. “non ti lascerò se non mi avrai benedetto”. Non lasciare andare l’altro per riceverne in cambio una benedizione. La Bibbia così racconta questa lotta: Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell'aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all'articolazione del femore e l'articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui.” (Gen. 32, 25-26)
Io vedo così la convivenza: un lotta tenace per non lasciare andare l’altro, e questa poi si rivela essere una grande benedizione. Il nome dell’Altro resta misterioso, Giacobbe nel rivelare il suo si fida, diventa vulnerabile, si lascia ferire, ma alla fine anche cambia il suo nome e la sua diventa una grande storia.
Non tutto è facile ma l’Europa può per il suo futuro fare a meno di questa benedizione? Può fare a meno dell’altro? Come ha detto Il Papa Benedetto XVI, può congedarsi dalla storia?
La convivenza è un destino ma è anche una sfida che va raccolta con tenacia, con convinzione, e con entusiasmo.

Daniela Pompei
Comunità di Sant'Egidio, Italia