31 gennaio 2012

Auguri


BUONA FESTA DI DON BOSCO!
Carissime Sorelle,

AUGURI  perché Don Bosco nel mondo, attraverso ogni FMA e i gruppi della Famiglia Salesiana, continui ad essere segno visibile e credibile dell’amore di Dio ai giovani e risposta alle attese profonde del loro cuore.
Don Bosco ci aiuti a rendere sempre vivo e dinamico il Carisma attraverso lo slancio missionario del Da mihi ani mas cetera tolle.

In comunione, un forte abbraccio.

                                               Sr. Alaíde Deretti


UNA TRAVERSATA TRAGICA: NEL 2011 RECORD DI VITTIME TRA MIGRANTI


“Almeno 1500 persone, migranti e rifugiati, hanno perso la vita nel corso del 2011 tentando la traversata del Mediterraneo in direzione dell’Europa”: lo ha riferito alla MISNA Sybella Wilkes, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr/Acnur) secondo cui il bilancio fornito è estremamente cauto.
“Ci siamo basati su interviste, notizie di stampa, rapporti e altre informazioni che abbiamo potuto verificare direttamente – ha detto la Wilkes – e per questo motivo pensiamo che il bilancio reale possa essere più grave”.
La maggioranza delle vittime era probabilmente originaria dell’Africa sub-sahariana e il loro numero ha fatto segnare un triste record dal 2007, anno in cui sono state avviate le prime statistiche di questo tipo.
Nel 2011, ha precisato la stessa fonte, sono anche aumentati gli arrivi in Europa in coincidenza con le proteste e le rivolte collegate alla cosiddetta Primavera Araba: in totale gli arrivi via mare sono stati 58.000, quasi tutti in Italia.

Fonte: www.misna.org

ASIA/TAIWAN - Apostolato nel campus universitario, perché i giovani aiutino i giovani a conoscere Cristo


Tai Pei - Venti anni fa suor Teresa Li, della Congregazione delle Figlie di Gesù (FI), cominciò l'apostolato nel campus universitario di Taiwan con un sogno da realizzare: "i giovani aiutino i giovani a conoscere Cristo". Secondo quanto riferisce Catholic Weekly, il bollettino settimanale dell'Arcidiocesi di Tai Pei, dopo due decenni di missione, una quarantina di operatori pastorali del campus si sono ritrovati insieme a suor Teresa Li per ricordare il cammino passato e per migliorare il loro impegno di accompagnare i giovani nella vita di fede, come insegna Papa Benedetto XVI.
Sua Ecc. Mons. Thomas Chung, Vescovo della diocesi di Chia Yi e responsabile della Sezione Giovani della Commissione dell'Evangelizzazione della Conferenza Episcopale Regionale di Taiwan, ha avuto parole di elogio per la missione svolta in questi venti anni, che ha definito come una realizzazione dell'Epifania, "una Epifania virtuale": "attraverso l'evangelizzazione a staffetta, oggi questi gruppi di apostolato nei campus sono diffusi in ben 13 università, e ogni anno accompagnano oltre 700 giovani, gettando quindi altrettanti semi della fede". Il Vescovo ha ringraziato gli operatori volontari per il loro servizio pastorale e suor Teresa Li ha espresso il desiderio che ci siano sempre più giovani disposti a parlare di Gesù ai loro coetanei. (NZ)

Fonte: www.fides.org


30 gennaio 2012

Omelia per la Giornata Mondiale delle Migrazioni (G. Bassetti)

Carissimi fratelli e sorelle,
la liturgia della parola di questa domenica, che presenta come tema centrale la grande questione della vocazione, ci introduce pienamente nello spirito della celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Il tema scelto quest’anno dal Santo Padre, “Migrazioni e nuova evangelizzazione”, ci porta a comprendere appieno la missione della Chiesa. Una Chiesa che è sempre missionaria e che è, oggi, inviata ad annunciare il Vangelo anche nei luoghi di più antica e salda tradizione cristiana e tra quelle persone, come i migranti, i rifugiati e gli studenti internazionali che, per motivi diversi, hanno abbandonato la propria patria e si trovano come “forestieri” in terra straniera. Ma per la Chiesa, come ci ammoniva il Servo di Dio Paolo VI, “nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano”, perché, in essa, ci ricorda san Paolo, “non vi sono stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio” (Ef 2,19).
Se il cristiano vede nel migrante un proprio fratello, non è certo una concessione alla pietà, ma è soprattutto un atto di fedeltà alla Verità, perché egli vede sempre nell’altro la figura di Cristo.
Attualmente, i numeri del fenomeno migratorio sono impressionanti. Secondo le ultime statistiche, i migranti nel mondo sono più di 214 milioni. Un intero popolo in cammino, anzi, un’umanità itinerante che si incontra, si mescola e si confonde, causando a volte problemi di convivenza di non facile soluzione e, soprattutto, generando ripercussioni socio-culturali profonde nel tessuto sociale europeo, il cui tasso di fecondità negli ultimi cinquanta anni si è pressoché dimezzato e dove le periferie delle grandi metropoli assomigliano ormai ad un crogiuolo di lingue, culture, abitudini.
Mentre in Italia ricordiamo i 150 anni di storia unitaria, non possiamo dimenticare le inaudite sofferenze di milioni di connazionali, costretti, all’inizio del ‘900, ad abbandonare la patria in cerca di una vita migliore. Oggi ci troviamo di fronte ad un vasto fenomeno uguale e contrario, cioè migliaia di persone bussano alle nostre porte per chiedere aiuto. Spesso si tratta di uomini, donne e bambini costretti a fuggire dalle guerre e dalla miseria, che cercano di approdare sulle coste italiane con mezzi di fortuna, sfidando la morte nelle acque del Mediterraneo.
Il cristiano non può restare insensibile di fronte a tragedie umane di così vasta portata. Memori dell’ammonimento del Signore: “Ero forestiero, e mi avete ospitato...” (Mt 25,35), dobbiamo aprirci all’accoglienza degli altri, specie di chi è nel bisogno, favorendo un’integrazione umana e sociale degna di un paese civile. A questo proposito vorrei ricordare la riflessione scaturita nella Settimana Sociale di Reggio Calabria: “Il percorso di tutela dei diritti fondamentali della persona immigrata nel nostro Paese è incompleto e presenta ancora punti deboli o problematici, soprattutto in riferimento ai clandestini e agli irregolari, mentre è tempo di pensare a come riconoscere la cittadinanza italiana ai figli degli stranieri nati in Italia. Manca una specifica legge sul diritto d’asilo e vanno rafforzate le azioni di accoglienza rivolte a coloro che fuggono da condizioni di persecuzione politica. Troppo debole è l’impegno per la protezione sociale delle vittime della tratta per sfruttamento sessuale e il contrasto al traffico degli esseri umani, spesso gestito da organizzazioni criminali internazionali. Permane una forte discriminazione tra cittadini regolari e irregolari in riferimento alla tutela della salute e della maternità” (cfr Documento conclusivo).
La pacifica convivenza, il dialogo tra culture differenti, i diritti e i doveri dei migranti, l’invecchiamento demografico della società italiana sono solo alcuni dei temi più importanti che il fenomeno migratorio impone con forza alla nostra attenzione. Temi che si legano inscindibilmente alla difficile situazione economica e, soprattutto, alla sempre più diffusa crisi morale delle società occidentali, che, pur avendo le radici cristiane nel proprio codice simbolico e culturale, sono ormai caratterizzate, parafrasando le parole del beato Giovanni Paolo II, da “apostasia silenziosa da parte dell’uomo sazio che vive come se Dio non esistesse”.
Proprio per questo, come ha ricordato Benedetto XVI, il tempo presente richiede “una nuova evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio che nei Paesi di tradizione cristiana”. La Chiesa ha il dovere di annunciare sempre e dovunque con la carità il Vangelo di Gesù Cristo, il quale comandò agli Apostoli: “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli...” (Mt 28,19-20).

29 gennaio 2012

Panamá é sede do 2º Simpósio Internacional de Missiologia


Teve início nesta segunda-feira, 23, o 2º Simpósio Internacional de Missiologia, evento que acontece na Casa de Retiros Monte Alverna, no Panamá, e reúne 70 participantes dos países da América Latina. O encontro que segue até o próximo dia 27 tem o objetivo de oferecer um espaço de reflexão sobre as várias culturas presentes no Continente Americano e os desafios que esta realidade apresenta para a missão, em sintonia com o Documento de Aparecida e a preparação para o Congresso Americano 4 (CAM4) e Congresso Latino Americano 9 (Comla9) de 2013.
O tema do Simpósio é "Pluriculturalidade presente e futuro, desafio para a missão". De acordo com os organizadores do evento, o principal foco do encontro são os congressos missionários de 2013 a serem realizados em Maraibo, Venezuela. "A atividade está dirigida a toda a Igreja Americana que se prepara para viver na plenitude do Espírito Santo o CAM4 e Comla9, experiência profunda para renovar a fé e o compromisso cristão e missionário capaz de dar vida plena aos nossos povos", dizem os organizadores.
As primeiras atividades do Simpósio, realizadas na segunda-feira, deram lugar a exposições e mesas de trabalho que trataram os temas da pluriculturalidade como desafio do presente e do futuro para a missão. A abertura teve as palavras de saudação do núncio apostólico do Panamá, dom Andrés Carrascosa; do presidente da Comissão Episcopal para as Missões, dom Pedro Joaquin Hernández; do presidente do Comitê Executivo do CAM4/Comla9, dom Castor Oswaldo Azuaje; do presidente da Comissão Teológica dos Congressos de 2013, reverendo Andrea Bignotti, que também é diretor das Pontifícias Obras Missionárias (POM) da Venezuela e secretário geral do CAM4/Comla9. O núncio convidou a todos a "passar para a outra margem com Jesus (Jn 6, 17) gerando na nossa Igreja Continental e Universal, um reconhecimento efetivo de igualdade de culturas, fortalecendo o diálogo franco e sincero entre elas".
Após o ato inaugural foi celebrada a eucaristia de abertura na Paróquia Santo Antônio de Pádua de Miraflores, presidida por dom Andrés Carrascosa, em companhia de todos os participantes do Simpósio.
Representa as Pontifícias Obras Missionárias do Brasil no evento o seu diretor nacional, padre Camilo Pauletti.


27 gennaio 2012

DA APRILE SUD-SUDANESI STRANIERI A KHARTOUM


Dal 9 aprile circa 700.000 sud-sudanesi che vivono a Khartoum e in altre regioni del nord diventeranno “stranieri”, almeno sul piano amministrativo. Secondo le ultime disposizioni del governo, per restare dovranno essere residenti o avere un impiego che gli consenta di ottenere il permesso di soggiorno.
L’annuncio ha seguito di circa sei mesi l’indipendenza del Sud Sudan da Khartoum, risultato di una guerra civile ultraventennale. Secondo gli enti specializzati delle Nazioni Unite, la decisione rischia di mettere in difficoltà migliaia di sud-sudanesi che vivono da anni nel nord ma non hanno carte di identità né passaporti. A Khartoum non è stata ancora aperta un’ambasciata del nuovo Stato e questo, sottolineano le radio cattoliche del Sudan, ostacola il rilascio dei documenti necessari a legalizzare la posizione dei migranti.
Dall’indipendenza del Sud Sudan sono state più di 350.000 le persone tornate nelle terre d’origine da Khartoum o altre regioni del nord. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha avviato ieri il trasferimento via aereo di 400 persone in difficoltà, spesso anziani e disabili, verso Juba, Wau e Aweil.

Fonte: www.misna.org

26 gennaio 2012

Maria, non è ostacolo ma opportunità per il dialogo ecumênico.


Riflessione a margine della "Settimana di preghiera per l'unità dei Cristiani"
di Padre Mario Piatti icms

ROMA - Una lettura della figura di Maria Santissima, indubbiamente interessante, per le ricche e articolate implicazioni che inevitabilmente suggerisce, è quella “ecclesiale”. Anche attenendoci strettamente al dato biblico, è evidente come la sua esperienza, unica, di Dio, il suo particolarissimo rapporto con l’Altissimo - la cui Parola, espressione della divina Volontà, diviene il criterio fondamentale della sua vita e delle sue scelte - non si risolvono mai soltanto nel mistero del suo Cuore, ma si dilatano, coinvolgendo il suo “prossimo”: si tratti dello sposo, San Giuseppe; di Elisabetta e della sua famiglia; dei Pastori; dei vegliardi Simeone e Anna; degli sposi di Cana.
Il “Vangelo dell’Infanzia”, come ci è narrato da Matteo e da Luca, insiste su questo carattere “ecclesiale” della Vergine, che, quasi per un istinto spirituale, per una particolare mozione dello Spirito, è portata sempre a creare unità, a cercare costantemente nuovi motivi e canali di dialogo nella Fede, estendendo i confini della sua carità a tutti coloro che Jahvé le fa incontrare sul suo cammino. È Donna di comunione, promotrice infaticabile di quei legami nello Spirito che non risalgono né alla carne né al sangue, ma che trovano solamente in Dio la loro origine e la loro sorgente (cfr. Gv 1,13).
La Madre di Dio, dovunque, favorisce il realizzarsi di quella dimensione nuova, inaugurata dalla Incarnazione e ufficialmente promossa da Cristo stesso, che chiama i suoi discepoli prima di tutto a stare con Lui (cfr. Mc 3,14), a condividere la sua vita in una sequela sempre più esigente e radicale. In questa nuova “generazione nello Spirito” si colloca la Vergine Santa. Ogni icona evangelica mariana offre proprio come una prospettiva nuova per comprendere il mistero di Cristo e della Chiesa, contemplato da angolature sempre diverse.
Nella Annunciazione lo sfondo non si restringe al pur straordinario colloquio con l’Angelo, ma subito si apre a dimensioni universali: Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio dell’Altissimo. Ciò che avviene nel segreto del Cuore e nella riservata cornice delle mura domestiche ha immediatamente un riflesso universale, che travalica i confini angusti della “privacy”, per divenire patrimonio di tutti, riferimento perenne e paradigma per il discepolo del Signore. Ogni gesto, ogni mozione, ogni desiderio del Cuore Immacolato sono per questo “ecclesiali”, contribuiscono a far crescere nella Fede il popolo di Dio, che, di generazione in generazione, avrebbe attinto luce e Grazia dai misteri vissuti dalla Vergine.
La Visitazione ci offre una immagine vivace, concreta e “famigliare”, di Chiesa, che sembra pienamente realizzare le parole stesse di Gesù: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro (cfr. Mt 18,20). In mezzo, tra le due donne, vi è il Figlio di Dio, la cui presenza è percepita da Elisabetta – a che debbo che la Madre del mio Signore venga a me? – e da Giovanni, che esulta di gioia messianica nel seno materno.
Non è certamente questo il luogo per passare in rassegna tutti i numerosi passi del Vangelo, che attestano, in una luce sempre nuova, il rapporto inscindibile tra il mistero della Vergine e il mistero della Chiesa: basti pensare a Cana, alla Croce, alla “vita pubblica” del Signore. Ogni riferimento evangelico – che identifica Maria come la discepola per eccellenza, la Figlia di Sion, l’Arca dell’Alleanza - conferma la sorprendente ricchezza di temi e di toni, che contribuiscono a chiarire e ad approfondire il nesso vitale e imprescindibile di Maria con la Comunità cristiana.
In base a queste semplici osservazioni, la persona di Maria Santissima, anziché rappresentare quasi un ostacolo al dialogo ecumenico, sembra al contrario aprire vie sempre nuove di coesione e di comunione tra i credenti in Cristo.
Un altro motivo pare confermare questa elementare “scoperta”: il riscontro, nel cuore e nella vita, di una sincera “passione ecumenica”, soprattutto in chi ha coltivato una particolare devozione mariana. Viene subito alla mente l’esempio di Giovanni Paolo II, infaticabile apostolo di dialogo, promotore di incontro e di confronto con tutte le Chiese e consacrato a Dio attraverso le mani di Maria Santissima. L’amore filiale per Lei ha acuito la sensibilità ecumenica del Pontefice, che ha percorso sentieri sempre nuovi di comunione e di riconciliazione, offrendo gesti di amicizia, di disponibilità, di perdono. L’espressione “Totus tuus” è significata la totale adesione ai desideri della Vergine, non ultimo la ritrovata unità di tutti i discepoli di Cristo, cioè di tutti i suoi figli.
Gli Atti degli Apostoli si aprono con la famosa icona di Maria Vergine, assidua nella preghiera con gli apostoli e con i “fratelli” di Gesù (cfr. Atti 1,14). Parafrasando l’espressione ed estendendola oltre i confini dello stretto “parentado” carnale di Cristo, possiamo assumerla come un rinnovato auspicio di piena comunione tra i credenti: seppure “separati”, essi rimangono fratelli del Signore, in virtù della medesima fede nel Risorto e di quella originaria appartenenza alla Chiesa nascente, in cui la Madre è presente, con la missione particolare di favorire la carità e di intercedere incessantemente il dono dello Spirito.
Certo, i passi da compiere sono tanti: ancora di più, per questo, confidiamo in quella materna intercessione, che riconduca la Chiesa alla primitiva unità e renda davvero i cristiani “un cuor solo e un’anima sola” (cfr. Atti 4,32), come la comunità di Gerusalemme di 2000 anni fa.

Fonte: www.zenit.org

25 gennaio 2012

Mensaje papal para el día Mundial de las Misiones 2012


Ciudad del Vaticano (AICA): Se hizo público hoy el Mensaje del Santo Padre Benedicto XVI para el día Mundial de las Misiones 2012, que se celebrará el 21 de octubre bajo el lema: “Llamados a hacer resplandecer la Palabra de Verdad”, que este año se reviste de un significado particular por conmemorarse el 50º aniversario del Decreto conciliar Ad gentes, la apertura del Año de la fe y el Sínodo de los Obispos dedicado al tema de la nueva evangelización.
El mensaje se desglosa en cuatro temáticas: Eclesiología Misionera, la prioridad de Evangelizar, Fe y anuncio y el anuncio se hace caridad.
En la presentación del mensaje se destaca que el Concilio Vaticano II, con la participación de los obispos provenientes de cada rincón de la tierra, fue un signo luminoso de la universalidad de la Iglesia, recibiendo por vez primera un elevado número de Padres Conciliares provenientes de Asia, África, América Latina y Oceanía.
Obispos misioneros y obispos autóctonos, Pastores de comunidades esparcidas entre las poblaciones no cristianas, que aportaban al Concilio la imagen de una Iglesia presente en todos los continentes y que se hacían intérpretes de las complejas realidades del entonces considerado “Tercer mundo”.
El mensaje del Papa, que lleva la fecha del 6 de enero en la Solemnidad de la Epifanía del Señor, destaca que este llamado misionero “se propone hoy con renovada urgencia porque aumentó el número de quienes aún no conocen a Cristo. Tenemos necesidad, por tanto, de retomar el mismo impulso apostólico de las primeras comunidades cristianas, que, pequeñas e indefensas, fueron capaces, con el anuncio y el testimonio, de difundir el Evangelio en todo el mundo entonces conocido".
Convoca el Papa en su Mensaje a que "todos los componentes del gran mosaico de la Iglesia deben de sentirse fuertemente requeridos por el mandato del Señor de predicar el Evangelio, a fin de que Cristo sea anunciado en todas partes. Nosotros los Pastores, los religiosos, las religiosas y todos los fieles en Cristo debemos seguir las huellas del apóstol Pablo, quien trabajó, sufrió y luchó por hacer llegar el Evangelio a los paganos, sin escatimar energías, tiempo y medios para dar a conocer el mensaje de Cristo".
"Uno de los obstáculos para la evangelización –expresa el Mensaje- es la crisis de fe, no solo del mundo occidental, sino también de gran parte de la humanidad que, sin embargo, tiene hambre y sed de Dios y debe ser invitada y conducida al pan de vida y al agua viva. Es preciso renovar el entusiasmo de comunicar la fe para promover una nueva evangelización de las comunidades y de los países de antigua tradición cristiana, que están perdiendo la referencia a Dios, de modo que redescubran la alegría de creer.".
"La fe es un don que nos fue dado para que lo compartamos. Es el don más importante que nos ha sido entregado en nuestra vida, y no podemos guardarlo sólo para nosotros", recordó el Santo Padre.

Fuente: www.aica.org

Giornata Missionaria Mondiale 2012


Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata Missionaria Mondiale 2012

La Giornata Missionaria Mondiale, quest'anno si celebra domenica 21 ottobre, sul tema: "Chiamati a far risplendere la Parola di verità".(Lett. ap. Porta fidei, 6)

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24 gennaio 2012

Son más los desplazados por catástrofes que por conflictos


Un informe de la Organización Internacional de las Migraciones arroja este dato: hoy los accidentes naturales provocan éxodos masivos y son la primera causa de las migraciones humanas.

Por Eduardo Febbro
Desde Ginebra

Los desplazamientos de poblaciones ligados a los desastres climáticos y medioambientales han superado a los provocados por los conflictos armados. Lo que parecía una ficción para películas de gran espectáculo se ha vuelto una realidad durante la primera década del siglo XXI. Un informe publicado en Ginebra por la Organización Internacional de las Migraciones, OIM, junto con el Instituto de Desarrollo Sustentable y de Relaciones Internacionales, Iddri, da cuenta de este fenómeno nuevo que afecta a todos los continentes. El informe, State of Environmental Migration 2010, presenta un cuadro de cifras significativo: en 2008, 4,6 millones de personas tuvieron que desplazarse dentro de sus países a raíz de un conflicto armado mientras que otras 20 millones tuvieron que hacerlo debido a una catástrofe natural. Las cifras no han hecho más que ir en aumento: en 2009 hubo 15 millones de desplazados “medioambientales” y en 2010 la cifra subió a 38 millones. Hoy, el desplazamiento climático o medioambiental es la primera causa de las migraciones humanas. Se pueden contrastar estas cifras con el número de refugiados políticos que hay en el mundo: 16 millones de personas, 12 millones sin los palestinos.
Las hecatombes medioambientales destacadas en este exhaustivo trabajo no atañen sólo a las que podrían denominarse naturales y violentas sino, también, los procesos más lentos que terminan por modificar la relación del ser humano con el lugar en el que vive. Un ejemplo de desplazamiento climático involuntario es lo que ocurrió en Nepal con la desaparición de los glaciares del Himalaya. Los glaciares se fueron derritiendo, el agua desbordó los llamados ríos glaciares y ello acarreó poderosas inundaciones que obligaron a las poblaciones al desplazamiento. Tsunamis, terremotos, inundaciones en Tailandia, China o Filipinas, sequías en Sudán, el accidente de Fukushima, tempestades en Europa, todos estos accidentes naturales violentos provocaron masivos desplazamientos. Y el futuro no se anuncia mejor. François Gemenne, investigador en el seno del Iddri y coordinador del informe, prevé que “en 2011 las cifras sean similares a las de 2010”. La degradación paulatina del medio ambiente provocada por el hombre tiene también una influencia determinante en este flujo migratorio. Un ejemplo de ello es lo que ocurre en Brasil. El informe de la Organización Internacional de Migraciones cita el ejemplo de lo que ocurre en el Noreste de Brasil. En el Amazonas, la desforestación trajo consigo la ocupación de las tierras pero luego, una vez que los suelos arrasados llegaron al límite de su capacidad, las poblaciones que se instalaron allí no obtienen más recursos y deben migrar.
Los desplazamientos medioambientales tienen un carácter más dramático que las migraciones económicas. En primer lugar, en muchos casos, los países que se ven confrontados a esos problemas no son directamente responsables de los cambios climáticos que inducen al desplazamiento poblacional. En segundo, contrariamente a lo que ocurre con los migrantes económicos que parten en busca de una mejor vida, los ya casi refugiados medioambientales no entienden lo que les ocurre y esperan siempre poder regresar a sus tierras, lo que es prácticamente imposible. En ambos contextos, uno de los mayores de-safíos consiste en lograr que los países directamente responsables de los cambios climáticos y, por consiguiente, de la migración medioambiental, alimenten un fondo para ayudar a los países que son víctimas de las variaciones climáticas. El dispositivo ya fue evocado durante la Conferencia de las Naciones Unidas sobre el clima celebrada en Cancún (México) en 2010. El artículo 14-F se refiere a las migraciones y desplazamientos conectados con los cambios climáticos y aborda un paquete de medidas que deberían financiarse con un Fondo Verde. Sin embargo, existe el artículo pero el fondo está vacío. Los países ricos se comprometieron a aportar 100 mil millones de dólares por año a dicho fondo, pero recién a partir de 2020. A un ritmo de casi 40 millones de migrantes medioambientales por año, dentro de ocho años habrá 320 millones de desplazados sin asistencia internacional alguna. La arquitectura jurídica internacional existente no ampara a esos refugiados. La convención de Ginebra sobre los refugiados adoptada en 1952 no contempla el esquema de la migración medioambiental, en especial porque esos desplazados se mueven casi exclusivamente dentro de las fronteras de sus países. En junio de 2011, el alto comisionado de las Naciones Unidas para los refugiados, Antonio Guterres, había intervenido a fin de que se adoptaran “nuevas medidas para enfrentar los desplazamientos de poblaciones generados por los cambios climáticos y las catástrofes naturales”.
Todos los expertos se preparan para un futuro climático accidentado. François Gemenne adelanta que “es preciso reflexionar ahora sobre un contexto de fuerte calentamiento, lo que va a implicar una nueva distribución de las poblaciones en la superficie del globo. Hay zonas que dejarán de ser habitables y sus habitantes deberán migrar”. Dos informes paralelos vienen a sustentar la tesis de que el mañana será peor. Uno, se trata de un estudio estadístico elaborado por el Centro de Investigaciones de la Epidemiología del Desastre (CRED) de la Universidad católica de Louvain (Bélgica) y que muestra cómo, desde 1970, los desastres han ido en constante aumento. El segundo trabajo es el informe especial publicado en noviembre pasado por el GIEC, el Grupo de Expertos Intergubernamental sobre la Evolución del Clima. El GIEC prevé que los accidentes meteorológicos extremos irán en constante aumento en los próximos años.
El informe State of Environmental Migration analizó situaciones climáticas extremas incluso en los países ricos, en este caso Francia. El trabajo se concentró muy especialmente en las crisis climáticas que estallaron en 2010 en Pakistán (inundaciones), en Rusia (incendios forestales), en Haití y Chile (terremotos) y en Francia (tempestades). El caso francés ilustra que ni siquiera los países ricos están al abrigo de los desplazamientos de poblaciones obligados por el clima. La tempestad Xinthia azotó la costa atlántica francesa entre el 26 de febrero y el 1º de marzo de 2010. Su paso dejó un saldo de 59 muertos y miles de desplazados permanentes. Dada la exposición de varias zonas a posibles tempestades futuras, el gobierno francés las decretó inhabitables. Con ello, miles de personas que vivían en las zonas se vieron obligadas a dejar sus casas y sus tierras para siempre. En este contexto preciso y luego de analizar los errores cometidos por los poderes públicos franceses en la gestión de esta crisis, la OIM destaca la importancia de la preparación de las políticas públicas para administrar las catástrofes climáticas mayores. Es lícito citar el desastre, a la vez climático y político, a que dio lugar el huracán Katrina, que golpeó Nueva Orleáns en 2005. 1.200.000 fueron desplazadas y una tercera parte de los habitantes nunca regresó a sus hogares.


AMERICA/PANAMA - Iniziato il II Simposio di preparazione al CAM4: multiculturalismo, la sfida alla missione

Città di Panamà (Agenzia Fides) - Sotto lo slogan "Pluri-culturalità presente e futura, la sfida per la missione", si sono aperti ieri, 23 gennaio, i lavori del Secondo Simposio internazionale sulla Missiologia che ha come obietivo principale quello di fornire uno spazio di riflessione sul multiculturalismo presente in America e sulle sfide che questa situazione presenta alla missione, in linea con le conclusioni di Aparecida e la preparazione al CAM4 - COMLA9.
Il Simposio si rivolge a tutta la Chiesa americana, che si prepara a vivere il IV Congresso Missionario Americano (CAM 4), come una profonda esperienza di rinnovamento della fede e dell'impegno cristiano e missionario, per dare vita piena a tutti i popoli del continente.
La nota inviata dalle POM del Venezuela all'Agenzia Fides, informa che il Simposio durerà una settimana, e i partecipanti sono 70, provenienti da tutti i paesi delle Americhe. Attraverso conferenze e workshop si affronteranno la questione del multiculturalismo e la sfida del presente e del futuro per la missione.
All'apertura del Simposio, che si tiene nella casa di ritiro Monte Alvernia nell'Arcidiocesi di Panama, ha rivolto il suo saluto l'Arcivescovo Andrés Carrascosa, Nunzio Apostolico. Erano presenti anche il Vescovo incaricato delle Missioni, Mons. Pedro Joaquin Hernandez (Presidente della Commissione Episcopale per le Missioni della Conferenza Episcopale di Panama); Mons. Castor Oswaldo Azuaje (Presidente del Comitato Esecutivo del CAM 4 - COMLA 9); Mons. Jesús Alfonso Guerrero (Presidente della Commissione Teologica del CAM4 - COMLA9) e padre Andrea Bignotti, IMC (Direttore Nazionale delle POM del Venezuela e Segretario generale del CAM4 - COMLA9).
Dopo la cerimonia di apertura, la Santa Messa è stata celebrata nella parrocchia di San Antonio de Padua, presieduta dall'Arcivescovo Carrascosa, insieme a tutti i partecipanti al Simposio e ai membri delle comunità vicine.
(CE)

Fonte: www.fides.org

23 gennaio 2012

ASIA/INDONESIA - Istituita la Giornata per il dialogo interreligioso a Semarang


Semarang - Il dialogo fra religioni "è una sfida e un'opportunità per creare pace e armonia in Indonesia": è quanto afferma Sua Ecc. Mons. Johannes Pujasumarta, Arcivescovo della diocesi di Semarang e Segretario generale della Conferenza Episcopale dell'Indonesia, illustrando a Fides l'iniziativa vissuta nella sua diocesi: una speciale Giornata del dialogo interreligioso, celebrata ieri, 22 gennaio, nella domenica che cade durante la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
L'Arcivescovo ha annunciato l'istituzione della Giornata in una Lettera pastorale pubblicata all'inizio del 2012 dal titolo "La Chiesa, realtà che è significativa attraverso il dialogo ecumenico e interreligioso", che è stata meditata nelle parrocchie e nelle associazioni durante la Settimana.
Lo scopo della "Domenica del Dialogo", che ha visto celebrazioni e incontri congiunti fra fedeli di fedi differenti (cristiani, musulmani, buddisti, animisti) è di annunciare agli altri, spiega la Lettera, che "il Regno di Dio è vicino", ed è un annuncio di "giustizia, pace e armonia", che sono state "a volte presenti a volte assenti nella storia indonesiana". Il dialogo, spiega l'Arcivescovo, è "una vera sfida, che dovrebbe attirare di più l'attenzione delle persone di buona volontà", per diffondere armonia e pace nella società. Per raggiungere questo obiettivo, l'Arcidiocesi sta avviando progetti per realizzare "una pratica comune di dialogo, in modo da dare un chiaro orientamento della diocesi", ha detto a Fides padre Aloysius Budi Purnomo, il Segretario Esecutivo della Commissione per il Dialogo Interreligioso dell'Arcidiocesi di Semarang.
Nel realizzare questa iniziativa, l'Arcivescovo di Semarang ha accolto una proposta del Card. Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che ha chiesto alla Chiesa indonesiana di dedicare al dialogo interreligioso una domenica nel calendario liturgico annuale. L'Arcivescovo di Semarang ha iniziato questa pratica nella sua diocesi, e questo potrebbe essere un buon esempio da seguire da parte di altre diocesi indonesiane e in altri paesi del mondo. (PA)

Fonte: www.fides.org

19 gennaio 2012

VATICANO - La mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo


Città del Vaticano (Agenzia Fides) - "Da quando il movimento ecumenico moderno è nato, oltre un secolo fa, vi è sempre stata una chiara consapevolezza del fatto che la mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo, perché mette in pericolo la nostra credibilità". Lo ha sottolineato il Santo Padre Benedetto XVI nella sua catechesi durante l'udienza generale di mercoledì 18 gennaio, dedicata alla Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani, che quest'anno ha per tema: "Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore" (1 Cor 15, 51-58).
Il Papa ha messo in evidenza che "per quanto riguarda le verità fondamentali della fede, ci unisce molto più di quanto ci divide. Ma le divisioni restano, e riguardano anche varie questioni pratiche ed etiche, suscitando confusione e diffidenza, indebolendo la nostra capacità di trasmettere la Parola salvifica di Cristo". Quindi ha citato il beato Giovanni Paolo II, "che nella sua Enciclica Ut unum sint parla del danno causato alla testimonianza cristiana e all'annuncio del Vangelo dalla mancanza di unità", ed ha concluso: "una grande sfida questa per la nuova evangelizzazione, che può essere più fruttuosa se tutti i cristiani annunciano insieme la verità del Vangelo di Gesù Cristo e danno una risposta comune alla sete spirituale dei nostri tempi".
Le origini, gli sviluppi ed il significato della Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, introdotta nel 1908 da Padre Paul Wattson, fondatore di una comunità religiosa anglicana che entrò in seguito nella Chiesa cattolica, sono stati ricordati da Benedetto XVI nel suo discorso, durante il quale si è anche soffermato sulla storia particolare della nazione polacca, dal momento che i sussidi per la Settimana di Preghiera sono stati preparati quest'anno da un gruppo ecumenico di quella nazione. "La piena e visibile unità dei cristiani, a cui aneliamo, esige che ci lasciamo trasformare e conformare, in maniera sempre più perfetta, all'immagine di Cristo - ha messo in luce il Pontefice -. L'unità per la quale preghiamo richiede una conversione interiore, sia comune che personale".
Dopo aver ricordato che "il Concilio Vaticano II ha posto la ricerca ecumenica al centro della vita e dell'operato della Chiesa", il Santo Padre ha ribadito che "il compito ecumenico è una responsabilità dell'intera Chiesa e di tutti i battezzati, che devono far crescere la comunione parziale già esistente tra i cristiani fino alla piena comunione nella verità e nella carità. Pertanto, la preghiera per l'unità non è circoscritta a questa Settimana di Preghiera, ma deve diventare parte integrante della nostra orazione, della vita orante di tutti i cristiani, in ogni luogo e in ogni tempo". (SL)

Links:
Il testo integrale della catechesi del Santo Padre

fonte: www.fides.org

16 gennaio 2012

Antonio Maria Vegliò, cardenal electo y presidente del Consejo de Emigrantes. “No sólo me gustaría, sino que debo ser el cardenal de los migrantes y su defensor”

“Las personas deberían gozar del derecho a no emigrar, lo que significa que deben poder vivir dignamente en su país de origen”

(José Manuel Vidal).- Es uno de los ministros 'sociales' del Papa. El cardenal electo, Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consejo para los Emigrantes e Itinerantes quiere seguir siendo una de las voces proféticas de la Iglesia. Antes del capelo y después de recibirlo dentro de un mes. Porque "se puede ser cardenal y humilde" y levantar la voz "para denunciar las situaciones de injusticia y pecado social". Y, sobre todo, para ser el cardenal de los emigrantes, "convertidos en chivos expiatorios de la crisis". El curial defiende el derecho a emigrar y la reagrupación familiar de migrantes y refugiados, así como "el derecho a no emigrar" y "a poder vivir dignamente en su país de origen". Vegliò no se cansará de defender sus derechos, porque "la Iglesia está de parte de los migrantes".

Se celebra la Jornada mundial de las Migraciones. ¿La Iglesia siempre está al lado de los emigrantes, defendiendo sus derechos?

La Iglesia siempre ha mostrado una solicitud particular por las migraciones, activando estructuras adecuadas y sobre todo comprometiendo a personas, sacerdotes, misioneros y laicos.
En el pasado, por ejemplo, el papa Juan XXIII afirmaba en la carta encíclica Pacem in terris de 1963, que los refugiados "poseen la dignidad propia de la persona y se les deben reconocer los derechos consiguientes". Desde entonces, la Iglesia católica no cesa de hacer llamamientos a la comunidad internacional, a favor de los migrantes, requiriendo la solidaridad y la colaboración de cada cristiano y persona de buena voluntad.
La Iglesia está de parte de los migrantes y refugiados, y cuando no se respetan su dignidad y sus derechos, no duda en defenderlos. Aquél que se ve obligado a abandonar su país de origen porque no logra que su familia viva dignamente, a menudo carece de recursos materiales y quizás también sociales. O bien huye de la persecución o de conflictos violentos. Es por tanto una persona vulnerable y pobre. Pero la Iglesia está de su parte, gracias a su opción por los pobres.
Asimismo, la Iglesia salvaguarda los derechos de la población que acoge a los migrantes y refugiados.

¿Es la Iglesia católica la institución que más ayuda, acogida y protección ofrece a los emigrantes?

La Iglesia ve en cada persona el rostro de Cristo, sobre todo si ésta sufre, como sucede a los migrantes y refugiados. Por eso se esfuerza por ofrecerles la asistencia material y espiritual que necesitan.
En las Conferencias Episcopales hay comisiones para la pastoral de los migrantes que se ocupan de estas cuestiones a nivel nacional, con las correspondientes oficinas diocesanas y también parroquiales. Hay además organizaciones católicas internacionales que trabajan para responder a las diferentes necesidades de los migrantes y refugiados, como por ejemplo la Comisión Internacional Católica para la Migración (ICMC) y Caritas Internationalis, con las diferentes Caritas nacionales y diocesanas. Y también contamos con todos los fieles de buena voluntad, que se prodigan en ayudar a los inmigrantes con los que entran en contacto. Las parroquias y los agentes de pastoral que actúan en primera línea con los migrantes y refugiados, comparten sus mismas dificultades.
Acoger a los inmigrantes se convierte en un gesto de solidaridad humana y de amor evangélico por parte de los cristianos. El Santo Padre también ha hecho un llamamiento a los líderes de las naciones a "ofrecer protección a aquellos que se encuentran en tan delicadas situaciones de necesidad". Ha expresado también el deseo sincero de que se garantice el asilo y se reconozcan los derechos de estos hermanos y hermanas, que han pasado por la dura prueba del sufrimiento.
En España, la Iglesia católica se ha manifestado en favor de los migrantes en su documento La Iglesia en España y los inmigrantes. Reflexión teológico-pastoral y Orientaciones prácticas para una pastoral de migraciones en España a la luz de la Instrucción Pontificia Erga migrantes caritas Christi. Además, en 2010, ha publicado un documento contra el tráfico de los seres humanos, titulado Trata de personas con fines de explotación sexual. Propuestas de Acción Social y Pastoral.

¿Emigrar es un derecho? 

En el artículo 13 de la Declaración Universal de los Derechos Humanos se afirma que "toda persona tiene derecho a salir de cualquier país, incluso del propio, y a regresar a su país". El beato Juan XXIII, en la encíclica "Pacem in terris" (n. 25) afirma que "el derecho de cada hombre a conservar o cambiar su residencia dentro de los límites geográficos del país; más aún, es necesario que le sea lícito, cuando lo aconsejen justos motivos, emigrar a otros países y fijar allí su domicilio". 
Por tanto, todos gozan del derecho a emigrar, pero no está del todo claro si esto vale también para la inmigración. El beato Juan Pablo II, en su Mensaje para la Jornada del migrante y refugiado de 1996, se pregunta "cuál es el valor del derecho a la emigración sin el correlativo derecho de inmigración". De hecho, abandonar su país no tiene sentido si no se tiene también el derecho a entrar en otro. En la Pacem in terris, en efecto, se recoge el derecho a inmigrar, cuando existen intereses legítimos que lo aconsejen.
Toda persona tiene derecho a abandonar un país y a pedir asilo en otro. La aceptación, luego, se deja a discreción de cada país. Se podría afirmar también que las personas deberían gozar del derecho a no emigrar, lo que significa que deben poder vivir dignamente en su país de origen, sin tener que abandonar a sus familiares debido a persecuciones o violencias, privaciones por causas económicas u otros motivos que pongan en peligro su vida.

Monseñor, suele decir usted que el fenómeno migratorio puede ser una oportunidad para la nueva evangelización. ¿Por qué?

Como acabo de explicar en Radio Vaticana, el fenómeno migratorio, que genera una mezcla entre los pueblos y un cruce de razas y culturas, es una oportunidad de evangelización. Lo que debemos preguntarnos es si nosotros, los cristianos, somos capaces de aprovechar esta oportunidad y podemos realmente evangelizar. El Papa mismo afirma en su mensaje para la Jornada que "debemos despertar en cada uno de nosotros el entusiasmo y la valentía que impulsaron a las primeras comunidades cristianas a anunciar con ardor la novedad evangélica". El mensaje pontificio ofrece sugerencias concretas para evangelizar en el ámbito migratorio. Exhorta, por ejemplo, a la Iglesia a "ayudar a los inmigrantes (cristianos) a mantener firme su fe, aun cuando falte el apoyo cultural que existía en el país de origen". Formados adecuadamente y apoyados por la comunidad cristiana, los migrantes mismos "pueden convertirse a su vez en anunciadores de la Palabra de Dios y testigos de Jesús resucitado" allí donde emigran: tanto en aquellos países en los que los cristianos representan una minoría, como en los países de antigua tradición cristiana, donde la fe se ha convertido quizás únicamente en un hecho cultural. Con respecto a esto, el Papa evidencia la importancia del papel de los agentes de pastoral - sacerdotes, religiosos y laicos - que llevan a cabo su labor con los migrantes. El papa Benedicto, además, insta a las comunidades cristianas en los países de origen, de tránsito y de llegada, a cooperar en la acogida de los migrantes, para que encuentren a Cristo, e invita a todos los cristianos a alimentarse de la Palabra de Dios y a vivirla antes de anunciarla, para ser evangelizadores eficaces.

Los emigrantes, ¿tienen derecho a la reunificación familiar?

Sí, esto se afirma con claridad en la Convención Internacional sobre la protección de los derechos de los trabajadores migratorios y sus familiares, de julio de 2003. En el artículo 44 de dicho Convenio se declara que los Estados miembros "reconocen que la familia es el grupo básico natural y fundamental de la sociedad". Por ello adoptarán las medidas "apropiadas para asegurar la protección de la unidad de la familia del trabajador migratorio" y para "facilitar la reunión de los trabajadores migratorios con sus cónyuges..., al igual que con sus hijos solteros menores de edad que estén a su cargo".
En el caso de los solicitantes de asilo, una vez que han sido reconocidos oficialmente como refugiados, tienen derecho a la reagrupación familiar. El derecho internacional es muy claro al respecto. Los Estados deberían facilitar la entrada en su territorio al menos a la esposa y a los hijos menores o a aquellos que estén a cargo de la persona a la que se ha concedido el asilo. Después de todo, la familia es la célula natural y fundamental de la sociedad y tiene derecho a gozar de la protección de la sociedad y del Estado. Sin embargo, sería preferible acoger a los refugiados en sus sociedades, ayudándoles a adaptarse al ambiente local para comprender la nueva cultura y el estilo de vida.
La Iglesia siempre ha pedido la reunificación de las familias, cuya separación es causada por la huida de uno de sus miembros. En su Mensaje para la Jornada mundial del migrante y del refugiado de 2007, el papa Benedicto XVI ha llevado ante la opinión pública la situación difícil de las familias de los refugiados: "es necesario, en fin, comprometerse para garantizar los derechos y la dignidad de las familias, y asegurarles un alojamiento conforme a sus exigencias".

¿Qué siente cuando se entera de que algunos emigrantes perecen en el mar en su intento de llegar a Europa?

Siento dolor. Un gran dolor al pensar que en nuestro siglo, la desigualdad entre los pueblos y las personas es todavía enorme; que todavía existe un odio tal hacia otros seres humanos que pueda generar persecuciones, violencia, guerras, y que hay personas que se ven obligadas a huir de sus casas, de sus países para salvar la vida y la dignidad, incluso utilizando medios precarios. Lo que me aflige más aún es que después de todo este sufrimiento, no logren encontrar acogida en los países meta de su odisea.
Deseo añadir que los solicitantes de asilo tienen derecho a entrar en un país también sin documentos e iniciar el proceso de solicitud de asilo para salvar su vida. Es cierto que hay que tener cuidado para evitar que personas malintencionadas, quizás infiltradas entre ellos, lleguen a los países europeos de acogida y se establezcan en ellos. Es verdad que la mayoría son seres desesperados en busca de una vida segura y de un futuro mejor. Estoy profundamente convencido de que debemos darles una oportunidad.
Me consuela saber que hay muchas personas de buena voluntad que no dudan a la hora de ayudar a quienes logran llegar a las costas europeas. Son una luz en esta situación dolorosa.

¿Aumenta la xenofobia en los países ricos, espoleada por la crisis? 

Migrantes y refugiados se convierten en chivos expiatorios durante la recesión económica o de crisis. La naturaleza populista de los debates sobre la migración ha generado un clima en el que es demasiado fácil percibir a los migrantes y refugiados como los responsables del desempleo, de la inseguridad o de la falta de cohesión social.
Sin embargo, son numerosos los episodios en los que algunas personas sienten una cierta aversión por los extranjeros, sin haber estado nunca en contacto directo con ellos. Nacen actitudes negativas en su contra sin haberlos ni siquiera conocido. Los medios de comunicación tienen un papel importante en esto. Si dibujan al extranjero como una persona peligrosa, que quita posibilidades de trabajo a los autóctonos, o que no tiene ganas de trabajar pero pretende gozar de ciertos derechos, etc., la opinión pública la considera persona indeseable, que hay que echar. Y así crecen episodios de racismo, que desembocan incluso en violencia. Lo que los responsables políticos y los medios de comunicación deberían hacer es responder a los verdaderos problemas de fondo de la población.
Si en cambio los medios de comunicación destacaran el hecho de que los extranjeros contribuyen a la economía del país que los acoge, la consideración sería más benévola. Además, el fruto de su trabajo a veces es mal pagado en el país donde ahora viven, consumen, compran, pagan los impuestos. Muchos cuidan a ancianos y niños, a minusválidos y enfermos... También ayudan a sus países de origen a través de las remesas de dinero.
Afortunadamente, también hay quien los aprecia y los estima por lo que son, además de por lo que hacen.

Pronto recibirá la birreta de manos del Papa. ¿Le gustaría convertirse en el cardenal de los emigrantes?

Detrás de mi nombramiento como cardenal también hay que leer la atención y preocupación de la Iglesia y, concretamente, del Santo Padre por todos aquellos que se ven obligados a dejar sus tierras buscando una situación más digna. Creo que lo importante no es tanto si me gustaría, como formula usted la pregunta, sino que debo serlo, debo esforzarme aún más en denunciar las situaciones de injusticia y pecado social que tantas veces están en el origen de estas migraciones, debo comprometerme cada vez más en ser defensor de aquellos que viven en el ámbito de la movilidad humana, entre los que se encuentran los emigrantes, los refugiados, los nómadas, los "sin techo" o los niños de la calle. Éste es el ámbito pastoral en el que el Santo Padre me ha pedido que sea su colaborador, y en el que debo ser cada día más fiel y generoso.
 
¿Que le pedirá al Señor ese día, cuando le consagren cardenal?

Cuando el 6 de enero el Santo Padre anunciaba el próximo Consistorio, afirmaba con claridad que "los cardenales tienen la misión de ayudar al Sucesor de Pedro en el desempeño de su ministerio de confirmar a los hermanos en la fe y de ser principio y fundamento de la unidad y de la comunión de la Iglesia". Y esto es lo que pediré al Señor: que me haga fiel a lo que me pide la Iglesia en este momento, que Él me inspire en cada momento el gesto y la palabra oportuna, que yo busque servir cada vez más y mejor al Evangelio y a la Iglesia de Cristo.

¿Se puede ser cardenal y un prelado humilde y austero, como acaba de pedir el Papa?

No es que se puede, sino que se debe ser cardenal al tiempo que humilde. La homilía del Papa en el Consistorio de 2010 fue muy clara. Para Dios, el criterio de grandeza es el servicio. Quien quiere ser cristiano debe vivir como Cristo, debe hacer suyo el estilo de vida de Cristo, "que no ha venido a ser servido sino a servir". Y si esto es válido para todo los cristianos, lo es más para quienes tienen la tarea de guiar al pueblo de Dios. Afirmaba entonces el Papa que "no es la lógica del dominio, del poder según los criterios humanos, sino la lógica del inclinarse para lavar los pies, la lógica del servicio, la lógica de la cruz que está en la base de todo ejercicio de la autoridad". Y sólo así podremos transparentar el verdadero rostro de Dios.


EUROPA/ITALIA - Giornata dei Migranti, opportunità di evangelizzazione


Roma (Agenzia Fides) - Domenica 15 gennaio la Chiesa cattolica celebra in diverse nazioni del mondo la Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati, mentre in altri paesi viene spostata in altra data a seconda delle esigenze pastorali. Per la circostanza, il Santo Padre, Benedetto XVI ha proposto nel suo annuale Messaggio, il tema "Migrazioni e Nuova Evangelizzazione" (vedi Fides 25/10/2011). 
Nel ricordare questo importante appuntamento, P. Sérgio O. Geremia, CS, Superiore generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), da 125 anni impegnati al servizio concreto delle comunità migranti, sottolinea che il messaggio "invita tutte le persone di buona volontà, i cristiani in modo particolare, ad impegnarsi nella ricerca di soluzioni adeguate alle molteplici sfide della mobilità umana. L'accoglienza dei fratelli e sorelle migranti e rifugiati, che lasciano i loro Paesi in cerca di migliori condizioni di vita o perché minacciati dalle persecuzioni, dalle guerre, dalla violenza, dalla fame e dalle catastrofi naturali, non è solamente questione di interventi sociali e solidarietà, ma anche 'una occasione provvidenziale per rinnovare l'annuncio del Vangelo in un mondo contemporaneo' come propone Benedetto XVI.
Le sfide del processo della globalizzazione, della primavera araba, della crisi economica mondiale, della persecuzione delle minoranze cristiane e dei cambiamenti profondi della società attuale hanno fatto sì che Giovanni Paolo II e successivamente Benedetto XVI, abbiano promosso la 'Nuova Evangelizzazione' come risposta pastorale urgente dinanzi alle sfide delle migrazioni e alle esigenze della cattolicità della fede in Dio rivelato in Gesù Cristo.
Questa riposta pastorale si basa sul messaggio evangelico, secondo cui accogliere gli altri è incontrarsi con Cristo. Ogni cristiano è portatore ed erede della memoria storica del cammino del Popolo di Dio, del rispetto al migrante e del valore dell'ospitalità contenuti nella Parola di Dio. In Cristo, Dio è venuto personalmente a chiedere ospitalità agli uomini e alle donne del mondo vivendo Lui stesso l'esilio in Egitto. Lui si è identificato come lo straniero che ha bisogno di ospitalità e protezione. Per di più le migrazioni - come le ha definite il Concilio Vaticano II - 'sono un segno dei tempi che vanno interpretati oggi'." (SL)

Fonte: www.fides.org

14 gennaio 2012

Carissime Coordinatrici


Auguro che il 2012 sia colmo di speranza, di gioia e di forte slancio missionario con la passione del “da mihi animas cetera tolle” e del “A te le affido” in questo 140° dell’Istituto e nel triduo di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco.

Il mese di dicembre 2011 è stato molto significativo per l’Ambito Missione ad/inter gentes. Il  13 dicembre abbiamo iniziato il percorso di discernimento con le neo-missionarie in vista della loro destinazione. Il 24 dicembre, la Madre ha dato l’obbedienza ad ognuna e in seguito è stata la comunicazione alle loro Ispettorie di origine  e alle Ispettorie o Visitatorie di destinazione. È stato un momento di forte entusiasmo missionario nell’Istituto arrivando ai cinque Continenti.  Certamente avete visto la noticia sul sito dell’Istituto. Nonostante, vi presento di seguito il nome, l’ispettoria d’origine e la destinazione delle 17 neo-missionarie e di alcune missionarie con nuova destinazione.

Cognome e Nome
Ispettoria
di origine
Destinazione
Sr  Ndaya Bilonda Adolphine
AFC
Venezuela
Sr  Algar Sharon
FIL
Angola
Sr  Hong Mi Na Tatiana
KOR
Cambogia
Sr  Rego Fatima
INB
Africa Ovest (AFO)
Sr  Kunnappillil Kusumam
INC
Visitatoria Moska
Sr  Keiningbuanliu Khangchian Margaret
ING
Ungheria (ITV)
Sr  Hoang thi Thuy Hang Teresa
VTN
Cina – Hong Kong
Sr  Nguyen thi Hong Hanh Maria
VTN
Sud Africa (AFM)
Sr  Pham thi Tuyet Trinh Anna
VTN
Africa Equatoriale (AEC)
Sr  Tran thi Minh Tam Lucia
VTN
Giappone
Sr  Trinh thi Tan Maddalena
VTN
Madagascar
Sr  Verna Marisol
ABB
Cambogia
Sr  Ruiz Guadalupe
MME
Papua Nuova Guinea
Sr  Landrová Olga
CEL
Cuba
Sr  Sabatino Nazzarena
ITV
Cuba
Sr  Polak Anna
PLA
Africa Etiopia-Sudan (AES)
Sr  Arabolaza María Teresa
SSE
Angola
Sr  Oldani Paola
ILO
Argentina (ABA)
Sr  Puyol Maria Rosario
SSE
Africa Equatoriale (AEC)
Sr  Roncal Aida
PER
Damasco (MOR)


È significativo ricordare che domani, 15 gennaio, celebriamo la 98a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

Il Santo Padre nel suo messaggio focalizza il tema: Migrazioni e nuova evangelizzazione.
Sottolinea: “L’ora presente, infatti, chiama la Chiesa a compiere una nuova evangelizzazione anche nel vasto e complesso fenomeno della mobilità umana, intensificando l’azione missionaria sia nelle regioni di primo annuncio, sia nei Paesi di tradizione cristiana”.

Dice ancora nel suo messaggio: “Il nostro tempo è segnato da tentativi di cancellare Dio e l’insegnamento della Chiesa dall’orizzonte della vita, mentre si fanno strada il dubbio, lo scetticismo e l’indifferenza, che vorrebbero eliminare persino ogni visibilità sociale e simbolica della fede cristiana.
L’odierno fenomeno migratorio è anche un’opportunità provvidenziale per l’annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo”.

Carissime Coordinatrici, vi invito a rendere conosciuto il messaggio del Papa e aiutare le Comunità ad aprirsi al fenomeno migratorio che oggi è presente in tutti i contesti, in tutte le realtà e in tutti i continenti dove viviamo.

TANTI AUGURI!  FELICE ANNO NUOVO!

Sia un anno nuovo ricco delle benedizioni di Dio e di un rinnovato impegno missionario.
Sempre in comunione.
Un forte abbraccio.

Sr. Alaide Deretti
Consigliera per le Missioni