15 giugno 2013

"Prima ero come morto, ora, ho riscoperto la vita"

La testimonianza cristiana di una famiglia italiana in missione impressiona e converte Taiwan
Di Maurizio Moscone
ROMA - Ci sono famiglie che si offrono per andare in missione in varie parti del mondo. Lo fanno lasciando tutti e affidandosi totalmente alla benevolenza di Dio e alla divina Misericordia. E' l'esperienza di Mauro e Monica De Dominicis, famiglia italiana del Cammino Neocatecumenale, che raccontano a ZENIT la loro missione a Taiwan.

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Cosa vi ha spinti a partire dall’Italia e venire a Taiwan, come famiglia in missione?

Innanzitutto pensiamo sia importante dire che la nostra chiamata alla missione è partita da una chiamata personale di Dio alla nostra vita attraverso una serie di eventi e situazioni che ci hanno portati a conoscerlo più intimamente e a scoprire che relazione c’era veramente tra noi e Dio. Un Dio di cui avevamo sempre sentito parlare fin da bambini ma che in realtà non conoscevamo affatto.

Mauro: Io per esempio vengo da una famiglia benestante. I miei genitori avevano una pasticceria e questo li portava ad essere più impegnati proprio nel periodo delle feste. Passavo la maggior parte del tempo con una governante. Questo mi ha portato a non sentirmi amato e considerato ed ho cominciato così a cercare affetto nelle cose materiali. Crescendo, la mia unica aspirazione era quella di avere più denaro per potermi concedere quello che pensavo mi desse la vita. Ma cominciai a raccogliere solo insoddisfazione ed un senso di vuoto. Ero ribellato alla mia storia e arrabbiato con il mondo e in questa situazione incontrai il Cammino Neocatecumenale.

Monica: Anch’io come mio marito ho sempre vissuto all’interno di una famiglia alla quale non mancava nulla. Ma all’età di 16 anni iniziò un periodo difficile, caratterizzato da diverse sofferenze tra le quali in particolare la separazione tra i miei genitori che mi gettò in una profonda crisi dove pian piano vedevo crollare tutte le mie sicurezze. Tutto quello a cui mi ero sempre aggrappata all’improvviso veniva a mancarmi; anche nello studio cominciai a raccogliere delusioni e tutto intorno a me sembrava non potermi più aiutare. Incominciai a chiedermi che senso aveva vivere così. Iniziai a perdermi dietro a cattive compagnie fino al punto di avere nella mente il pensiero martellante del suicidio. Ma anche per me il Signore aveva preparato una strada lungo la quale mi stava aspettando. Entrai a far parte del Cammino Neocatecumenale grazie ad una parola forte che mi ripeteva che Dio mi amava e che voleva fare con me qualcosa di meraviglioso. Mi aggrappai a questa parola come ad un’ancora di salvezza.”

Il miracolo più grande che ha fatto il Signore è averci fatto sentire ”Amati”, scoprendo che la nostra felicità non era usare, possedere anche il mondo intero, ma era donarsi. Prima di tutto tra di noi, aprendoci così alla vita, ed accogliendo i 6 figli che Dio ci ha donato, ma anche verso gli altri. Abbiamo visto che Dio ha pian piano ricostruito il rapporto che avevamo con i nostri genitori attraverso una profonda riconciliazione, dove abbiamo scoperto che non eravamo migliori di nessuno. Quello che ci ha salvati da una morte esistenziale nella quale eravamo entrati è stato proprio questo annuncio dell’amore di Gesù Cristo, che non ha guardato ai nostri errori e ai nostri peccati.

Spinti da un forte senso di gratitudine per tanto amore e misericordia alla nostra vita, abbiamo sentito nel cuore il desiderio di dare la nostra disponibilità a partire come famiglia in missione in qualsiasi parte del mondo e per sorteggio siamo venuti a Taiwan.

Come vi mantenete economicamente? Non trovate difficoltà a vivere in un ambiente così diverso dal vostro? I figli sono d’accordo con la vostra scelta?

Fondamentalmente viviamo della Provvidenza. La Comunità Neocatecumenale con cui condividiamo da più di 27 anni il Cammino, insieme ad altre comunità che ci conoscono, hanno la possibilità di contribuire liberamente alla missione. Stiamo sperimentando la comunione fraterna non solo spirituale, grazie alle preghiere che ci sostengono, ma anche quella materiale perché i fratelli si privano di qualcosa per sostenere la missione: questo è davvero impressionante e lo fanno per amore a Cristo e alla Chiesa. Ma qui in missione è fantastico vedere come Dio provvede ogni giorno in modi diversi, spesso attraverso gli stessi cinesi, come per esempio la padrona di casa che ci porta spesso vestiti per bambini, oppure un`anziana signora che è andata dal direttore della scuola chiedendo di pagare le tasse scolastiche di alcuni dei nostri figli, o come chi è venuto a bussare alla nostra porta regalandoci della frutta per poi scappare via con un sorriso sulle labbra.
Le difficoltà certo non sono mancate soprattutto all`inizio, con il cibo, la lingua cinese, il clima umido, la lontananza dagli affetti; uscire soprattutto da una mentalità un po’ borghese se vogliamo che avevamo portato con noi ed entrare nella precarietà della missione. Tante volte siamo stati assaliti dallo scoraggiamento, ma molte di più sono state le occasioni in cui ci siamo sentiti consolati ed incoraggiati, sperimentando ogni giorno la gioia di lavorare nella vigna del Signore.

Anche per i nostri figli vediamo che la missione è un aiuto immenso. Noi crediamo che Dio ha chiamato “tutta” la nostra famiglia. Quando erano piccoli ci siamo fatti garanti per loro nelle scelte che ritenevamo buone. Ma ora che stanno crescendo, loro stessi stanno imparando a mettersi davanti alle difficoltà affrontandole insieme al Signore. Molti dei loro coetanei hanno famiglie distrutte, dove i genitori sono separati oppure vivono tempi lunghi lontano da casa a causa del lavoro, situazioni difficili, che stanno mostrando ai nostri figli l’importanza di una famiglia cristiana . Anche loro come tutti i giovani nella fase adolescenziale attraversano ribellioni, ma vediamo che li aiuta tantissimo sia il fatto che abbiano già la loro comunità sia il fatto che ogni Domenica mattina possiamo parlare dei loro problemi durante le lodi mattutine che preghiamo tutti insieme.

Quali sono i frutti della missione per la vostra famiglia e per i Taiwanesi?

Annunciare la Buona Notizia porta diversi frutti, sia in coloro l’accolgono sia in coloro che la danno: cercheremo un po’ di sintetizzare. Principalmente aiutiamo nel Seminario Redemptoris Mater per quello che riguarda gli aspetti pratici; abbiamo fatto catechesi , corsi di preparazione al matrimonio ed anche al battesimo per alcuni adulti. Ed abbiamo visto anche che la sola” presenza” di una famiglia cristiana, in un contesto pagano, evangelizza tantissimo .

Molti si chiedono che cosa siamo venuti a fare qui a Taiwan, come e` possibile avere tanti figli e vivere in maniera semplice , ma dignitosa, spesso in precarietà, senza progetti per il futuro sia nostro che dei nostri figli ma cercando di seguire la volontà di Dio giorno per giorno, e in questo rimangono colpiti.

Mauro: Quando io racconto la mia esperienza ai cinesi che abbiamo conosciuto in questi anni, restano colpiti da un aspetto in particolare, cioè dalla nostra attitudine di fronte alla morte. Diversi anni fa, mia madre si ammalò di tumore, e dopo tre mesi morì; due anni dopo anche mio fratello maggiore sposato da pochi mesi, per la stessa malattia, andò in Cielo. Noi abbiamo visto come a tutti e due che erano entrati nel Cammino il Signore ha dato una forza impressionante nell`affrontare la malattia con fede, senza ribellarsi ai piani di Dio, certi che li aspettava la Vita Eterna. Questa esperienza per noi è stata fondamentale perché ci ha rafforzati nella speranza che la nostra vita non finisce qui sulla terra e che questa speranza è per tutti in Cristo Risorto!
A conferma di questo, tanti fratelli cinesi, si sono avvicinati a noi famiglie in missione iniziando a conoscere pian piano questa Verità: che Cristo ci ama senza condizioni e senza pretendere che noi siamo perfetti. Diversi pagani che abbiamo visto battezzare in questi anni ripetono tutti la stessa cosa: ”Prima ero come morto, ora, dopo aver incontrato CRISTO ho scoperto dov’è la vera vita e la felicità che stavo cercando”. E allora ci chiediamo: non valeva la pena stare qui anche solo per vedere la vita salvata di un fratello? Certo che ne valeva la pena, certo che questo ci riempie di gioia e tanta gratitudine. Siamo spettatori di tanti miracoli: matrimoni ricostruiti come quello di una coppia della nostra comunità che dopo che è stata più volte sul punto di separarsi poi si è aperta alla vita, tanti giovani salvati da una vita senza senso. Ogni giorno abbiamo la conferma che Dio è presente e che porta a compimento questa Buona Notizia che annunciamo e questo ci spinge a trasmetterla a tanti fratelli che ancora stanno aspettando.

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