15 gennaio 2014

Il Nepal contro gli immigrati irregolari: oltre 50mila a rischio espulsione

Gli stranieri avranno 90 giorni di tempo per regolarizzare la loro posizione. La maggior parte dei lavoratori sono cinesi.

Kathmandu - Per combattere l'evasione fiscale il Nepal annuncia la tolleranza zero nei confronti dei lavoratori stranieri senza regolare permesso di soggiorno e di lavoro. Oltre 50mila persone rischiano l'espulsione dal Paese: la maggior parte sono cinesi.
Lo scorso 12 gennaio il governo ha annunciato una nuova e più rigida politica verso i cittadini esteri entrati nel Paese con visto turistico, ma che da anni lavorano in nero all'interno di industrie, società di servizi, banche e altre aziende. L'evasione fiscale sul lavoro costa a Kathmandu circa 40 milioni di dollari all'anno. Le autorità hanno concesso agli stranieri 90 giorni per regolarizzare la loro posizione. Scaduto il termine tutti i lavoratori privi di permesso rischiano pene pecuniarie, il carcere o l'espulsione dal Paese.
Finora solo 9.920 lavoratori hanno ottenuto i documenti. Secondo Barun Kumar Jha, funzionario del ministero del Lavoro, il trend nelle registrazioni suggerisce che almeno l'80% dei degli stranieri che lavorano in Nepal senza permesso provengono dalla Cina.
Le nuove regole sull'immigrazione e il lavoro hanno creato tensione fra Pechino e Kathmandu. Durante i governi maoisti il Nepal ha abbandonato la politica di protezione degli esuli tibetani, attuando con la Cina un piano di controllo dei confini in cambio di finanziamenti economici. In questi anni migliaia di cittadini cinesi si sono spostati in Nepal per aprire industrie, aziende di servizi e commerciali.


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