14 gennaio 2014

“Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”.

Carissime sorelle,
Siamo ormai nell’anno 2014. Anno di tanti avvenimenti: CGXXIII, Centenario della morte di Madre Angela Vallese, Sinodo sulla Famiglia e, il prossimo 19 gennaio, la celebrazione della 100a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, con il tema scelto da Papa Francesco: “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”.
Come potete vedere, sono già passati cento anni da quando la Chiesa ha deciso dedicare lungo l’anno una giornata di riflessione, e soprattutto di azioni molto concrete verso i migranti, i rifugiati, gli sfollati, i richiedenti asilo… a quanti si spostano da una parte all’altra del globo, o all’interno della propria nazione, in cerca di condizioni migliori di vita. Una giornata in favore di chi a causa di discriminazioni o persecuzioni è vittima della migrazione forzata!
La Giornata del migrante e del rifugiato è nata in Italia, nel contesto della prima guerra mondiale, che ha costretto molti italiani ad emigrare all’estero. Molti, non riuscendo a vivere degnamente, hanno dovuto rientrare in patria, dove la situazione era comunque precaria.
La 100a Giornata del migrante e del rifugiato ci spinge a prendere concreta consapevolezza del diffuso e grave problema migratorio, delle varie forme di migrazione e delle sfide che essa oggi ci pone: l’esperienza di convivere con il diverso, la cultura dell’incontro, l’accoglienza delle persone coinvolte, la necessità di dimostrare compassione, ossia, di vivere l’attualità del Vangelo, in particolare, con gli atteggiamenti del buon samaritano.
Il messaggio per la Giornata del migrante e del rifugiato 2014 ci aiuta a riflettere sulle condizioni necessarie per creare un “mondo migliore” e ci invita a rispondere un interrogativo: chi sono i migranti? Chi sono i rifugiati?
Secondo Papa Francesco, sono «bambini, donne e uomini che abbandonano o sono costretti ad abbandonare le loro case per varie ragioni, che condividono lo stesso desiderio legittimo di conoscere, di avere, ma soprattutto di essere di più».
Continua il Papa: «È impressionante il numero di persone che migra da un continente all’altro, così come di coloro che si spostano all’interno dei propri Paesi e delle proprie aree geografiche. I flussi migratori contemporanei costituiscono il più vasto movimento di persone, se non di popoli, di tutti i tempi».
Infatti, sono sempre più numerosi i migranti nel mondo. Le statistiche dell’ONU parlano di 232 milioni di persone, il 3,2% della popolazione mondiale. Sono quasi equamente divisi tra uomini e donne, che rappresentano il 48% del totale; il 74% dei casi sono persone in età lavorativa, cioè tra i 20 e i 64 anni.
Vale ricordare che Don Bosco, sin dall’inizio della sua opera educativa, ha dato un’attenzione particolare ai giovani migranti che, per mancanza di opportunità a loro favorevoli, non facevano altra fine se non quella delle carceri.
Nelle Memorie dell’Oratorio, lui stesso racconta: «Appena entrato nel Convitto di S. Francesco, subito mi trovai una schiera di giovanetti che mi seguivano pei viali, per le piazze e nella stessa sacristia della chiesa dell’Istituto. Ma non poteva prendermi diretta cura di loro per mancanza di locale. Un lepido incidente porse occasione di tentare l’attuazione del progetto in favore dei giovanetti vaganti per le vie della città specialmente quelli usciti dalle carceri.»
Sempre nelle Memorie dell’Oratorio, lo stesso Don Bosco racconta l’episodio dell’incontro con Bartolomeo Garelli, un ragazzo immigrato da Asti, muratore, senza famiglia, senza istruzione, apparentemente senza speranza né futuro! E conclude: «Questo è il primordio del nostro Oratorio, che benedetto dal Signore prese quell’incremento, che certamente non avrei potuto allora immaginare.»
Più tardi, quando i Salesiani e le FMA partiranno per l’America, la dura realtà migratoria sarà per loro una sfida da affrontare con realismo e ottimismo.
Don Bosco aveva a cuore la condizione degli Italiani partiti verso il nuovo Continente, «che in numero strabocchevole e ognor crescente vivevano dispersi in quella vastissima repubblica (ndr. Argentina). Piovuti laggiù dall'Europa in cerca di fortuna, privi di scuole per i fanciulli, lontani da ogni pratica religiosa un po' per colpa loro, un po' per mancanza di sacerdoti che se ne potessero prendere cura, rischiavano di formarvi tutta una gran massa di popolazione senza fede e senza legge» (MB XI, p. 148).
Le missionarie della prima ora partite nel 1877, nel dare notizie del viaggio intrapreso verso l’America, raccontano che «hanno avuto la fortuna di potere già in viaggio dedicarsi ai figli degli italiani che si trovavano nello stesso bastimento che si sono affollati loro intorno per ascoltare la spiegazione del catechismo» (Cronistoria II). Anche per la seconda spedizione missionaria FMA la realtà migratoria sarà in primo piano. Il Bollettino salesiano del novembre e dicembre 1878 aveva già tracciato il loro avvenire: «fondare asili di carità e di pace per accogliervi giovanette di cari emigrati italiani nelle periferie dei popolosi centri argentini; per mezzo di quelle, aprirsi il cammino tra i selvaggi; trovarsi in lande sterminate dove non risuonò ancora il nome di Gesù e di Maria e intonare coi neofiti il canto della fede e dell'amore, e continuarvi l'opera della redenzione divina.» (Cronistoria II)
Carissime sorelle, in questa 100a Giornata mondiale del migrante e del rifugiato vi invito, oltre a leggere e riflettere il messaggio di Papa Francesco, ad avere uno sguardo ampio ed aperto sulla realtà delle migrazioni. Di fronte alla nostra missione, inserite in uno specifico territorio, chiediamoci: ci sarà accanto a noi qualche famiglia migrante? In questi tempi di crisi e di mobilità umana, mi sono avvicinata a qualche persona che ha dovuto lasciare la propria casa, la famiglia, la sua terra…? Con quale sguardo “contemplo” la storia e le vicende dei fratelli e delle sorelle migranti? Nella patria del mio cuore ci sono delle frontiere chiuse che non si lasciano attraversare da chi vive nel bisogno e nella sofferenza, lontano da tutto e da tutti?
Ci auguriamo di essere presenza e parola di speranza per quanti si trovano nel disagio, lontani dai propri cari e dalla propria patria; di essere mano tesa, solidarietà fraterna e calore di amicizia per le persone che vivono l’esperienza dell’esodo e della migrazione!
Possiamo insieme aprire i nostri occhi per scoprire tracce della presenza di Dio in ogni persona, ogni migrante, ogni rifugiato! Abbracciare tutti i popoli e annunciare il vangelo di Gesù, come parola di vita, parola trasformata in vita per la vita di tutti.
Maria, che con Giuseppe ha fatto l’esperienza di migrare in Egitto, ci spinga ad andare incontro ai nostri fratelli e sorelle migranti/rifugiati e ad aprire loro, specialmente ai giovani, orizzonti di speranza e la possibilità di sognare un futuro migliore.
In comunione e nella preghiera reciproca,
Sr. Alaíde Deretti
Consigliera per la Missione

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