15 gennaio 2014

Mons. Montenegro: le parole per un mondo migliore

Roma - “Purtroppo spesso alla solidarietà e alla fraternità” si “sostituisce la diffidenza, la chiusura, il rifiuto, la discriminazione, l’esclusione, lo sfruttamento, la schiavitù. S’invoca la salvaguardia di una cultura, di un’identità, la precedenza sul lavoro o la sicurezza per lasciare fuori dalle porte dei nostri Paesi persone e famiglie in fuga”. Lo ha detto questa mattina monsignor Francesco Montenegro, Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica prossima 19 gennaio. Lampedusa, l’isola della diocesi di Agrigento insieme a Linosa, sono – ha aggiunto il presule - “il confine dell’Europa, oltre che dell’Italia, dove si vive la contraddizione di persone e famiglie aperte alla solidarietà e all’accoglienza e uno Stato e un’Europa che chiude le porte”. Papa Francesco invita a “passare dalla cultura dello scarto ad una cultura dell’incontro e dell’accoglienza”: un cambiamento culturale questo che “chiede la responsabilità di tutti”. Per mons. Montenegro guardando i volti dei migranti e dei rifugiati, i volti di cui “tutti abbiamo davanti i segni” nei numerosi sbarchi a Lampedusa e nei porti della Sicilia, della Calabria e della Puglia “non possiamo non volere per loro qualcosa ‘di più’”. Da qui l’impegno della Chiesa “per superare gli effetti negativi” delle migrazioni e “valorizzare le ricadute positive sulle comunità di origine, di transito e di destinazione dei movimenti migratori”. “Cooperazione internazionale, collaborazione tra Paesi, nuove normative – ha detto - sono percorsi che possono tutelare i migranti e, al tempo stesso, favorire la rinascita dei Paesi da cui provengono i migranti”. Neppure “l’Europa può rinchiudersi in se stessa, come in una fortezza, pensando di tutelarsi così per il proprio futuro: il futuro è solo globale, insieme”. Purtroppo l’Europa e in essa l’Italia nel 2013 “hanno diminuito gli aiuti allo sviluppo e alla cooperazione internazionale”: non si può predicare sviluppo e ridurre gli strumenti e i mezzi di cooperazione internazionale”. Nelle comunità cristiane – ha spiegato mons. Montenegro – è “importante, anche grazie alla celebrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, giunta al suo centesimo anno, s’imparino e s’insegnino le parole per un mondo migliore: incontro, accoglienza, ospitalità, tutela, condivisione, dialogo, rispetto delle differenze. Sono sette parole – ha concluso - che danno qualità alla nostra nuova evangelizzazione, soprattutto se accompagnate da una testimonianza di vita personale e di comunità, da una responsabilità condivisa verso un mondo in cammino. Sono parole che possono dare anche qualità alla nostra democrazia, se non vuole dimenticare i suoi principi fondamentali”.


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