18 gennaio 2014

Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Il card. Koch: superare divisioni con urgenza

Inizia oggi la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani che quest’anno si svolge sul tema: “Cristo è stato forse diviso?”(1 Cor 1,13). Ieri, Papa Francesco, incontrando una delegazione ecumenica finlandese, ha incoraggiato “a non desistere” mai nello “sforzo ecumenico, fedeli a quanto lo stesso Signore Gesù ha invocato dal Padre: che tutti siano una cosa sola”. Sul significato del tema di questa Settimana, Mario Galgano ha intervistato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: 

R. – Mi sembra che il tema rappresenti una sfida particolare: è tratto dalla Prima Lettera ai Corinzi, ed è preceduto da quanto dice Paolo: la gente dice: “Io sono di Pietro, io sono di Apollo”, e poi segue la domanda: “Cristo è stato forse diviso?”. Ovviamente, Cristo mai potrà essere diviso, neanche il suo corpo può essere diviso; eppure, nella Storia si sono verificate tante scissioni, tante separazioni.
Questa domanda provocatoria deve quindi tornare a porre al centro dell’ecumenismo che le separazioni non possono corrispondere alla volontà di Cristo, e che dobbiamo superarle con urgenza. Fin da bambino mi ha molto colpito, nella storia della Passione, che i soldati romani abbiano diviso tutto quello che era del Signore, fuorché la sua veste. Non l’hanno divisa, hanno voluto lasciarla intera; così anche essa è diventata, nella storia della Chiesa, segno dell’unità della Chiesa. Mi colpì, poi, il fatto che noi cristiani abbiamo invece fatto quello che i soldati non avevano ancora fatto: abbiamo stracciato la veste del Signore. Ci vorrà tanto lavoro per rimetterla insieme …

D. – Cosa ci può dire del dialogo tra la Chiesa cattolica e i fratelli delle Chiese ortodosse?
R. – Dobbiamo distinguere: il dialogo dell’amore, cioè i rapporti d’amicizia e di collaborazione e di fratellanza, procedono molto bene con molte Chiese ortodosse; io stesso ho visitato, lo scorso dicembre, la Romania e la Russia ed ho avuto contatti con le Chiese ortodosse. Per quanto riguarda il dialogo teologico, purtroppo non c’è stata più un’assemblea plenaria dal 2010, mentre stiamo preparando la prossima assemblea generale che si svolgerà in autunno in Serbia.
Recentemente si è verificato un fatto che un po’ mette in difficoltà questo dialogo, ed è il documento che il Patriarcato russo ortodosso ha pubblicato sul primato, che in realtà è una presa di posizione nei riguardi del dialogo che si svolge con tutte le Chiese ortodosse. Ora dobbiamo ricominciare a cercare una strada, all’interno di questa commissione. Nel frattempo, un metropolita greco ortodosso ha preso posizione nei riguardi di questo documento e così si è aperto un dialogo intra-ortodosso sul primato, e mi sembra che anche questo sia positivo.

D. – Invece, qual è la situazione nelle Chiese della Riforma?
R. – Naturalmente, la Riforma è un fenomeno dalle molte sfaccettature ed ha molti aspetti diversi. Credo che la Riforma sia stata diversa in Svizzera rispetto alla Germania; la Riforma nei Paesi nordici è stata una cosa ancora diversa: infatti, in quei Paesi non ci sono stati movimenti popolari ma un’imposizione dei re. Ora, piazzare tutto questo sotto il termine “Riforma 2017” non è proprio semplice. Comunque, nell’autunno scorso si è svolto un congresso internazionale a Zurigo per la preparazione comune della memoria della Riforma all’interno del mondo protestante, e trovo che questo sia molto positivo.

D. – Il Pontificio Consiglio è competente anche per il dialogo con l’ebraismo: questo argomento sarà aggiunto alla Settimana di preghiera?
R. – Il grande teologo cattolico Erich Przywara ha detto che la prima grande separazione che abbiamo vissuto nel cristianesimo è stata quella tra sinagoga e chiesa e per questo la riconciliazione tra ebraismo e cristianesimo fa parte degli impegni ecumenici della Chiesa cattolica.

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