15 gennaio 2014

SI COMBATTE A MALAKAL, APPELLO PER LA PACE

A Malakal si è ripreso a combattere, dopo una pausa di alcune ore questa mattina: lo riferiscono alla MISNA responsabili della Missione dell’Onu in Sud Sudan (Unmiss), sottolineando che colpi di artiglieria hanno raggiunto anche una base di peacekeeper in città dove hanno trovato rifugio circa 20.000 civili.
“Gli scontri sono ripresi dopo alcune ore di calma relativa – sottolinea Ariane Quentier, portavoce di Unmiss – e secondo le ultime informazioni le esplosioni dei proiettili hanno provocato diversi feriti tra gli sfollati”. Sia i responsabili di Unmiss sia i funzionari dell’Ufficio dell’Onu per l’assistenza umanitaria (Ocha) a Malakal sottolineano che è difficile verificare l’attendibilità delle dichiarazioni rese dai portavoce dell’esercito e dai comandanti dei ribelli su chi abbia il controllo della città. Stando al ministro dell’Informazione di Upper Nile, Philip Jebeni, oggi i combattimenti si sono concentrati nei quartieri meridionali.
Al conflitto, in corso ormai da un mese, è dedicato un messaggio del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan. Nel documento, intitolato “Lasciate vivere il mio popolo in pace e in armonia”, i religiosi chiedono un cessate-il-fuoco incondizionato e ribadiscono che il “dialogo è l’unica via legittima per risolvere i contenziosi tra le parti in lotta”.
Il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan chiede inoltre l’apertura di “corridoi umanitari” perché possa essere fornita assistenza alle persone bisognose. Secondo Quentier, solo nelle nove basi di Unmiss sul territorio nazionale sono rifugiate 65.000 persone. A combattersi sono reparti dell’esercito fedeli al presidente Salva Kiir e un’alleanza tra unità militari dissidenti e gruppi ribelli che sostengono l’ex vice capo dello Stato Riek Machar.


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