4 marzo 2015

Quando “Dio vive in città”


Presentato il libro del teologo argentino Carlos Marìa Galli. Padre Spadaro: «Nello scenario urbano si realizza la pienezza di Dio»


Sono quasi 3 milioni gli abitanti di Buenos Aires, 13 milioni quelli che vivono nell’area metropolitana della Capitale argentina. Tra le più grandi megalopoli dell’America latina, la città è l’ottavo conglomerato urbano del mondo e si inserisce nella regione maggiormente urbanizzata, quella latinoamericana, con più di 570 milioni di abitanti. È in questo contesto, lo stesso che ha vissuto Jorge Mario Bergoglio prima di diventare Papa, che si è sviluppato il lavoro del sacerdote e teologo argentino Carlos Marìa Galli. Con il volume “Dio vive in città. Verso una nuova pastorale urbana”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana e presentato a San Bartolomeo all’Isola ieri, martedì 3 marzo, Galli ha voluto affrontare il tema dell’evangelizzazione delle città esponendo, come ha precisato lo stesso autore, «l’interculturazione della Chiesa in Paesi del Sud del mondo dove essa cresce maggiormente».
Dal 2005 al 2012 i cattolici sono aumentati in Africa e in Asia, «continenti – ha sottolineato Galli – che ospitano le città più popolose del pianeta». Ma in quali forme la presenza di Dio nella città può estrinsecarsi al meglio, e come Dio può essere interiorizzato e reso visibile alle persone che le abitano affinché lo percepiscano come presenza viva e significativa? A chiederselo, alla luce del libro di Galli, è stato il segretario generale della Cei monsignor Nunzio Galantino, intervenuto alla presentazione. Oggi bisogna «prendere atto – ha riflettuto il vescovo – che anche chi fa pastorale in un piccolo paese deve farlo come se fosse in una grande città, che non ti fa mai sentire arrivato e ti spinge a progettare una pastorale che non può mai essere ripetitiva». Ecco perché la via scelta della Chiesa italiana, anche in vista del convegno ecclesiale di Firenze, ha aggiunto il presule, «è quella della testimonianza che sappia generare gesti di vita nuovi rendendo viva nella città la presenza del Signore».
Infine, «per scongiurare che la “Chiesa in uscita” di cui parla Papa Francesco diventi solo uno slogan, bisogna che essa esca sul serio, soprattutto nella città, per capire cosa ci può insegnare la strada che è luogo di provocazione e coinvolgimento». E proprio di un Dio «vitalmente mescolato a tutti e unito a ciascuno» ha parlato il direttore de La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, riprendendo uno scritto di Jorge Bergoglio del 2011 che riportava: «Dio vive già nella nostra città e ci spinge a uscire incontro a lui per scoprirlo, per costruire una relazione di prossimità, per accompagnarlo nella sua crescita». «Quando l’ho letto per la prima volta – ha confidato il gesuita – ho avuto i brividi per la bellezza di questa visione dinamica di un Dio che non solo vive nella città ma che in essa, grazie anche a noi, cresce. Nel suo libro Galli aggiunge che Dio è presente nella storia e il Concilio Vaticano II ce lo ha dimostrato; è la Chiesa che si mescola all’uomo». Per questo dinamismo «la città è un luogo di processi in atto in un poliedro di periferie – ha concluso padre Spadaro -. È luogo della relazione e noi siamo chiamati a vivere contemplando lo scenario urbano perché in esso si realizza la pienezza di Dio».
Un Dio, per suor Mary Melone, rettore dell’Antonianum, «profondamente appassionato della vita dell’uomo tanto da amare anche la sua casa che è la città». In questo contesto «emerge il Dio “patiens”, sofferente, che si fa presente in Cristo nella partecipazione al dolore dell’uomo». Suor Melone ha anche sottolineato i vari punti di contatto tra il lavoro di Galli e l‘Evangelii gaudium di Francesco che, come ha ricordato Guzman Carriquiry della Pontificia commissione per l’America Latina, «è il primo Papa che ha vissuto le sfide moderne delle megalopoli secolarizzate. Per ciò questo argentino venuto dalla fine del mondo è stato ben preparato da Dio per diventare pastore universale nel nostro tempo». Tesi sposata, infine, anche da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio: «In questo libro c’è Buenos Aires, c’è la storia della città, ci sono le radici dell’insegnamento di Bergoglio». È una teologia, ha detto Riccardi, «che viene dall’America Latina ma che oggi ha un respiro globale e che può applicarsi all’orizzonte urbano in cui s’innesta l’azione pastorale». Per questo, ha concluso, «Dio vive nella città. Bisogna solo scoprirlo, farlo crescere. Il nostro compito è quello di ripensare la realtà della Chiesa nella cultura urbana con uno sforzo di intelligenza, di incontro e di amore. Galli, nel suo libro, ci ha dato un assaggio di questa intelligenza e di questo amore».

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