8 marzo 2016

Suor Giuseppina MASON

Carissime sorelle, il 27 febbraio 2016, il Signore della Vita ha visitato per la seconda volta la comunità di Viedma (Argentina) e ha chiamato a Sé, la nostra cara e generosa missionaria Suor Giuseppina MASON. Nata a Piombino Dese (Padova) il 12 luglio 1925. Professa a Casanova di Carmagnola (Torino) il 5 agosto 1951. Appartenente all’Ispettoria Argentina “San Francesco Zaverio” – Bahía Blanca.
“Quanta gioia ho provato nel sapere che andiamo alla Casa del Signore!”. Quanti abbiamo vissuto accanto a suor Giuseppina in questi ultimi anni, siamo certi che questo versetto del Salmo 122 fu il suo canto di ingresso nella Vita nuova. La desiderò ardentemente e la preparò con molto impegno con il suo ardore di missionaria generosa tutta dedita alla cura dei bambini, dei giovani e dei poveri.
Terzogenita in una famiglia numerosa – dodici fratelli e sorelle - “esemplare per onestà e religiosità” come testimonia il Parroco, Giuseppina imparò fin da piccola “a lavorare in campagna, ove si gioiva quando il Signore regalava un buon raccolto e si accettava in preghiera quando questo mancava, mangiando con serenità quel poco che si aveva” come scrive nei suoi appunti autobiobiografici.
In questo ambiente rurale, sereno e saturo di religiosità maturò il desiderio di donarsi a Dio. Egli stesso le indicò la strada: finita la guerra, andò a lavorare in fabbrica per aiutare la famiglia. Nel Convitto, diretto dalle Suore del Cottolengo, trovò la guida per il discernimento vocazionale. Queste religiose le fecero conoscere il loro carisma e anche quello del nostro Istituto, verso il quale Giuseppina orientò la sua scelta.
Mossa dall’ardente desiderio di essere missionaria, nel 1948 iniziò l’Aspirantato ad Arignano; fu novizia a Casanova dove emise i primi voti il 5 agosto 1951. Un anno dopo, il 23 agosto 1952, poteva finalmente realizzare il suo sogno missionario imbarcandosi nel porto di Genova, asieme ad altre sette consorelle. La sua destinazione era la Patagonia, la terra dei sogni di don Bosco. Un lungo e preciso diario di viaggio, che conservò fino alla morte, ci parla del suo ardente amore a Gesù, dell’entusiasmo missionario e del suo spirito contemplativo di fronte all’immensità del mare e alle bellezze dei porti e delle città che man mano conosceva.
Nei suoi 62 anni di missione, suor Giuseppina prestò generosamente il servizio di cuoca per alcuni anni nelle Case di Bahía Blanca “Sacro Cuore” e Sanatorio, General Acha e Trelew. Dagli anni Sessanta in poi, si dedicò all’assistenza delle interne e all’oratorio nelle Case di Fortín Mercedes, Conesa e Viedma. Poi per trent’anni fu maestra di cucito nella Scuola di Junín de los Andes. A San Carlos de Bariloche visse gli ultimi dieci anni in piena attività. In quella missione “si sentì pienamente realizzata e felice nell’attenzione alla gente delle periferie e ai più poveri”. Arrivata a Viedma nel 2010, continuò a collaborare in guardaroba e nell’oratorio festivo finché le forze fisiche glielo permisero, senza mai diminuire l’ardore apostolico. Le exallieve, le maestre, i bimbi e i giovani della scuola e dell’oratorio trovavano in lei la disponibilità all’ascolto e la parola convincente.
È eloquente anche la testimonianza dei suoi familiari che si sentirono sempre amati ed accompagnati dalla preghiera e dall’interesse apostolico di Pinetta, come la chiamavano con tanto affetto: “Lei ha sempre donato tutta se stessa a tutti – scrive uno dei suoi nipoti -. Anche quando veniva in Italia, si preoccupava di visitare i familiari cercando sempre di rafforzare l'unità della famiglia. Voleva bene a tutti e tutti la amavano. Conosceva i nomi di tutti, cognate, cognati, nipoti, pronipoti e parenti di ogni grado: tutti, tutti. E siamo in tanti”.
I tre ultimi anni furono vissuti in una più intensa contemplazione e in un forte desiderio dell’incontro definitivo con Gesù che, come ha confidato e scritto, le faceva percepire con chiarezza la Sua voce: “Lasciati amare e ama, ama!”. “Riconoscermi amata da Gesù è mettermi nelle sue mani e sopratutto nel suo Cuore. Sono spiga matura: Eccomi Signore!”. Non è una frase improvvisata “è il frutto di una vita totalmente donata che ha saputo radicarsi in profondità e produrre frutti abbondanti per la salvezza di molti”, come affermava il Vescovo Mons. Esteban Laxague nell’omelia delle esequie, ricordando la vita donata, apostolica e missionaria, delle due FMA suor Leonor e suor Giuseppina, che hanno celebrato assieme le nozze eterne.
Cara suor Giuseppina, ora che hai “varcato la soglia della Gerusalemme del Cielo”, non lasciare di intercedere per quanti siamo ancora pellegrini in questa terra, affinché possiamo un giorno cantare le meraviglie che il Signore, nella sua infinita misericordia, ha fatto in tutti noi.

L’Ispettrice
Suor Marta Riccioli

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