20 giugno 2016

IN GRECIA PER RITROVARE UNA MADRE


di Francesco Montenegro

Si celebra un’altra Giornata mondiale del rifugiato, mentre continua sotto i nostri occhi la sofferenza di chi scappa dai conflitti, di chi è respinto da paesi europei sempre più chiusi e litigiosi. «Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita (…). Sogno un’Europa di cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia». Queste le chiare parole di papa Francesco proprio ai vertici dell’Unione europea, ricevuti in udienza il mese scorso. Parole che si aggiungono all’appello che aveva già fatto insieme ai patriarchi ortodossi, in occasione della sua visita a Lesbo, ennesima tappa di un cammino iniziato a Lampedusa tre anni fa.

Muri preventivi
Ma, al di là degli applausi, quali effetti avranno sulle istituzioni e i governi dell’Unione? Si apriranno canali umanitari, per fare arrivare in sicurezza le persone che sono costrette ad abbandonare il proprio paese? Si amplieranno nel contempo le vie ordinarie di arrivo, dando più opportunità alle persone per integrarsi nelle nostre società?

Anche io, con una delegazione Caritas, andrò in Grecia l’8 luglio, a tre anni dalla visita di papa Francesco a Lampedusa: per dire no a un’Europa che arriva a costruire “muri preventivi”, e dire sì a un’Europa diversa, dove i valori di solidarietà e giustizia sociale siano al centro della cultura e della politica. Per cercare di dare concretezza al sogno del Papa, di «un’Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti». Che trasmette i valori, e sa dare priorità ai volti e alle persone.

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