18 luglio 2016

Mokrani: Is porta avanti ideologia diabolica antireligiosa


Sgomento, rabbia, sconforto. Sono alcuni dei sentimenti che prevalgono, in Francia come altrove, dopo la strage di Nizza ad opera di un uomo che, il sedicente Stato Islamico, ha definito un suo “soldato” che ha risposto all’appello a colpire gli occidentali. Il rischio è ora che si radicalizzi sempre più lo scontro tra mondo islamico e non musulmani. Un pericolo assolutamente da evitare, come sottolinea – al microfono di Alessandro Gisotti – il teologo musulmano Adnane Mokrani, docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Istituto di studi arabi e islamistica (Pisai):


R. – Questi atti terroristici e criminali stanno colpendo i posti più fragili e non protetti: i cittadini innocenti per strada, in aeroporto oppure al mercato… Si tratta dunque di una criminalità cieca, totalmente cieca. E in questa ideologia criminale troviamo una totale assenza del senso del sacro: non c’è più sacralità, non c’è più il sacro in questa ideologia. Prima di Nizza, hanno colpito Istanbul e a Baghdad un mercato, alla vigilia della festa per la fine del Ramadan, dove hanno bruciato vivi i bambini e le famiglie che andavano lì per comprare vestiti nuovi per la festa. Hanno colpito i luoghi sacri dell’Islam, come la Moschea del Profeta Muhammad a Medina. C’è dunque un gruppo terroristico che ha un’ideologia criminale e cieca; esso vuole creare una spaccatura – una divisione, una polarizzazione – tra il mondo islamico e l’Occidente, il mondo cristiano, gli ebrei, ecc.; ciò per nutrire una guerra, in cui loro possono pescare delle anime fragili e piene di odio.

D. – Il sedicente Stato islamico ha affermato che l’attentatore di Nizza ha risposto "all’appello di colpire l’Occidente"…
R. – Se vediamo il profilo di queste persone, in Francia o in Belgio, ci rendiamo conto che sono molto simili: sono persone con un passato di delinquenza, criminale o che sono passate dalla prigione. Queste persone, di conseguenza, nutrono un certo odio verso la società, a causa dei loro fallimenti personali. Si trovano queste persone e si manipolano i loro cervelli e le loro anime: questo è un lavoro satanico.

D. – Si può dire che questa è un’opera diabolica: lei faceva riferimento alla distruzione di luoghi sacri dell’Islam, oltre che – ovviamente – all’uccisione di vite umane, di persone musulmane, bambini….
R. – Sì, sicuramente. È un’ideologia antireligiosa, anche se pretende di essere religiosa. Perché il senso del sacro non c’è più; non c’è nessun limite a questa violenza! Tutti possono essere colpiti; forse anche gli stessi genitori di queste persone. E quindi questo è diabolico.

D. – Secondo lei, è presente oggi anche una riflessione interna al mondo islamico?
R. – Sicuramente c’è un grande dibattito tra i musulmani, sia nei Paesi a maggioranza islamica sia in Occidente, sulle cause di questo fondamentalismo e ideologia, e su come si possa rispondere in modo spirituale, umano, e anche democratico. C’è un grande malessere e dolore nel vedere queste stragi, che fanno molto male. Ma, sul piano teologico e pedagogico – secondo me – in Europa c’è bisogno di formazione per gli imam, affinché possano preparare persone adatte a guidare i giovani, a parlare con loro e a diminuire così i rischi della radicalizzazione.

D. – Questo è chiaramente un qualcosa che ha a che vedere con l’educazione e ovviamente guarda al medio termine. Nell’immediato – secondo lei – che cosa si può fare?
R. – Nell’immediato, innanzitutto non dobbiamo mischiare Islam e terrorismo e non dobbiamo vedere in ogni musulmano un potenziale terrorista. Non dobbiamo quindi cadere nel gioco della polarizzazione, odio e panico, perché questo aumenta i rischi, crea frustrazione e un clima favorevole al terrorismo. Di qui la missione saggia del dialogo interreligioso: dobbiamo impegnarci di più in questo campo per produrre un discorso di resistenza al male e alla violenza.

D. – Proprio quello che – ovviamente – sta facendo anche Papa Francesco, per primo…
R. – Sì, sicuramente. Il ruolo del Papa è molto prezioso, perché lui unisce; parla con parole sagge; non reagisce con l’emozione ma con la spiritualità. È un esempio da seguire, non solo per i cristiani, ma anche per i musulmani.

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