23 luglio 2016

Tauran: solo la cultura dell'incontro sconfigge odio e terrorismo


Non c’è altra soluzione che educare alla cultura del dialogo e dell’incontro: è quanto afferma ai nostri microfoni il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, commentando gli attentati che stanno sconvolgendo la vita quotidiana di così tante persone. Ascoltiamo il porporato in questa intervista rilasciata a Marie Duhamel:


R. – Au fur et à mesure que les nouvelles sont arrivées…
A mano a mano che arrivano queste notizie, uno si chiede: “Ma perché? L’uomo è forse fatto per la morte?”. Eventi di questo tipo non possono non suscitare queste domande fondamentali sul senso della nostra vita… Credo che in un mondo in cui tutto è precario, anche il nostro rapporto con la morte è cambiato. Una volta si diceva: “Prima o poi si dovrà morire”, ma in fondo non ci credeva nessuno. Adesso, la morte è in agguato ogni giorno: usciamo di casa ma non sappiamo se ci torneremo. E credo che questa sensazione sia estremamente inquietante per la gente …

D. – Di fronte a tale precarietà della vita, quale atteggiamento possiamo assumere?
R. – C’est d’abord l’éducation…
Sta tutto nell’educazione. E’ in famiglia che si deve iniziare a educare i figli a rispettare gli anziani, a studiare la storia. Noi non siamo i primi: siamo parte di una comunità che ha una sua storia che è necessario conoscere e assimilare. Penso anche che sia necessario elaborare una nuova filosofia dell’incontro. Non si potrà essere felici gli uni senza gli altri e ancor meno gli uni contro gli altri …

D. – E con la fiducia in Dio…
R. – En Dieu, oui, parce-que finalement …
Sì, in Dio, perché in definitiva è Lui che guida la storia …

D. – Qual è adesso il pericolo più grande?
R. – Le grand danger c’est que une fois passé la douleur et la révolte, ce soit la haine qui envahisse notre…
Il pericolo maggiore è che una volta passati il dolore e la ribellione, sia l’odio a invadere i cuori, le nostre conversazioni e i nostri atteggiamenti. Dobbiamo aiutarci vicendevolmente ad ascoltare la voce di Gesù che ci dice: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e io vi ristorerò”. Ma il dialogo continua: ci sono state testimonianze di solidarietà veramente commoventi da parte musulmana – penso al principe bin Talal di Giordania – e progredisce anche: abbiamo ripreso gli scambi con l’Università al-Azhar del Cairo. Poi, dobbiamo considerare i sentimenti della maggior parte dei musulmani che condannano queste azioni, questi crimini abominevoli. Credo che si imponga un’urgenza: ed è l’educazione. L’educazione delle giovani generazioni. La persona diversa da me, che pratica un’altra religione, non è un nemico. Siamo tutti creature di Dio, siamo l’umanità; tutti noi abbiamo ricevuto due doni straordinari da Dio: l’intelligenza per comprendere e il cuore per amare. E’ questo il messaggio che deve essere diffuso ed è questo il messaggio che i giovani devono ascoltare e devono vedere che ispira la nostra vita quotidiana.

D. – Adesso più che mai è l’ora del dialogo…
R. – Il n’y a pas d’autre solution: c’est le dialogue …
Non c’è altra soluzione: è il dialogo. Come dico sempre, “siamo condannati al dialogo”.

D. – Lei è ottimista nonostante questa situazione?
R. – Un libre vient de sortir, il rassemble quelques-unes des mes interventions dans le domaine…
E’ in uscita un libro nel quale sono raccolti alcuni miei interventi in ambito interreligioso; il titolo è evocativo: “Credo nell’uomo”. Io so che per l’uomo è sempre possibile cambiare, è sempre possibile la conversione. E credo molto nel potere del cuore. So, grazie alla mia fede, che la morte non è l’ultima parola.

D. – Una parola su quanto sta succedendo in Turchia…
R. – Je ne veux pas m’engager sur le domaine politique…
Non voglio entrare nell’ambito politico, perché non rientra nelle mie competenze. Ma avere intrapreso la strada della repressione rende più difficile per la Turchia essere un ponte tra Oriente e Occidente e un partner nel dialogo interreligioso. Penso, però, che dovremo aspettare l’evolversi degli eventi …

D. – Cosa deve comprendere oggi l’umanità?
R. – Il n’y a pas d’autre philosophie…
Non esiste altra filosofia se non quella di comprendere che siamo tutti parte della stessa umanità, siamo tutti alla ricerca di Dio e dobbiamo rispettarci.

http://it.radiovaticana.va/

Nessun commento:

Posta un commento