21 settembre 2016

Suor Maria WACHTLER

Carissime sorelle, il 5 settembre 2016, a San Antonio de los Altos (Venezuela), il Signore ha chiamato al premio promesso ai suoi fedeli nel Regno dei beati, la nostra carissima sorella Suor Maria WACHTLER. Nata a Zanegg (Ungheria) il 5 agosto 1935. Professa a Rottenbuch (Germania) il 5 agosto 1955. Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “S. Giovanni Bosco”.
La famiglia, composta dai genitori, da Maria e due fratelli, sperimentò il dramma della 2ª guerra mondiale, per cui si rifugiò in Austria e in seguito si stabilì in Germania. La vita delle religiose sue educatrici attirava l’attenzione di Maria, in seguito l’interesse si trasformò in desiderio di imitarle. Conobbe le FMA attraverso il fratello e rimase attratta dalla missione che svolgevano con i bambini e le giovani. A 16 anni entrò nell’Istituto, il 31 gennaio 1953 iniziò il Postulato a Innsbruck (Austria) e visse il periodo del Noviziato a Rottenbuch (Germania) dove emise i voti.
Dopo la professione, fu guardarobiera a Stams e poi maestra della scuola elementare a Innsbruck (Austria). L’attirava l’opera evangelizzatrice e desiderava far conoscere Gesù, specialmente nei paesi più lontani dalle città. Nel 1959 fece la domanda missionaria, tuttavia la giovane Ispettoria non poteva privarsi del suo aiuto. Finalmente, nel 1964, la sua domanda venne accolta e, dopo aver trascorso un anno di preparazione a Torino casa “Madre Mazzarello”; il 26 ottobre 1965 giunse in Venezuela. L’obbedienza la inviò a lavorare tra gli Yanomami, a Platanal. Insieme, Salesiani e FMA, formavano una comunità dedita alla prima evangelizzazione. Erano convinti che l’annuncio doveva essere soprattutto con la testimonianza della vita. Gli Yanomami dovevano sperimentare poco a poco la “novità” del Vangelo che li avrebbe portati a interrogarsi sul senso degli atteggiamenti come il perdono, la verità, la solidarietà... Suor Maria trattava con molto rispetto gli indigeni e cercava di essere giusta e misericordiosa con tutti. Promosse azioni che potevano rendere efficace il lavoro con loro. Non mancarono sacrifici, timori, paure e malattie. Il paludismo era comune e suor Maria con il suo sereno sorriso, durante i tremiti della febbre, ripeteva: “Non c’è tempo per riposare”.
Era una persona semplice, non metteva in mostra quello che faceva. Conosceva cinque lingue e, come pochi missionari, riuscì ad imparare la lingua yanomami, ma ciò che apriva i cuori degli indigeni era la sua bontà, la finezza nel tratto, la preoccupazione perché ogni persona fosse consapevole della propria dignità. Per 51 anni lavorò nel territorio dell’Amazzonia nelle case di Platanal, Mavaca, Puerto Ayacucho, Guasipati. In queste comunità fu maestra, economa e sempre e dovunque catechista. Fu anche per alcuni anni direttrice fino al 1995. Suor Maria amò profondamente gli Yanomami e questo l’hanno percepito tutti, anche chi, dall’Austria e dalla Germania, era coninvolto nella sua generosa dedizione missionaria. La sua grande preoccupazione era quella di custodire, nella misura del possibile, le abitudini e le tradizioni yanomami.
Era instancabile nell’annuncio del Vangelo, si dedicava con cura alla catechesi e alla preparazione dei predicatori nei vari xabonos cioè gruppi familiari o clan. Li istruiva e li accompagnava nel graduale progresso di formazione. Solo dopo molti anni venne celebrato il Battesimo dei primi Yanomami. Il competente e paziente lavoro di evangelizzazione preparò un cammino per altri processi di evangelizzazione nella Chiesa. Suor Maria univa all’annuncio del Vangelo la lotta contro la malaria e altre malattie. Aveva studiato per essere infermiera e sapeva creare una estesa rete di comunicazione e di collaborazione per ricevere medicinali e sussidi per la missione.
Aveva un forte senso di appartenenza all’Ispettoria e all’Istituto. Partecipava alle gioie e alle difficoltà ed era disponibile alla collaborazione. Coltivava la preghiera e amava il Signore esprimendo questo amore nel dedicarsi al prossimo, nel perdono e nel “vado io” salesiano. Era generosa e austera con se stessa. Instancabile nel lavoro per il quale ricevette diversi riconoscimenti. Suor Maria scrisse una grammatica della lingua yanomami e alcune pubblicazioni sulla loro cultura da lei ben conosciuta. Il passaggio degli anni non diminuì il suo entusiasmo e la dedizione missionaria. Dal suo labbro mai un lamento per i sacrifici che doveva affrontare.
Alcuni mesi fa la sua salute incominciò a indebolirsi e una forte febbre l’obbligò a letto e subentrarono alcune complicazioni. Non potendo trasportarla in aereo alla città dalla zona di missione, le vennero offerte le cure possibili per darle sollievo alla Esmeralda e a Puerto Ayacucho, ma lei non si lamentò dei disagi e della sofferenza. Poi accettò con serenità di lasciare la missione per raggiungere San Antonio de los Altos. Si abbandonò fiduciosa nelle mani del Padre che la trovò pronta ad entrare nella gioia eterna.
Cara suor Maria, una vita come la tua è una gloria per l’Istituto e per la Chiesa. La tua meravigliosa esistenza attiri vocazioni missionarie della tua tempra e incoraggi tutte noi ad essere ogni giorno come te: tutte del Signore e tutte donate alla gente.

L’Ispettrice

Suor Margarita Hernández

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