23 novembre 2016

UNHCR: 3,7 milioni di bambini rifugiati non vanno a scuola

Ginevra - “Mettiamocelo in testa. Solo con l’istruzione un bambino rifugiato ricomincia a scrivere la sua vita”. È questo il titolo della nuova campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi dell’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR). La campagna si rivolge ai cittadini, alle istituzioni e ai media con l’obiettivo di accendere i riflettori sull’importanza cruciale dell’istruzione per la sopravvivenza e il futuro di milioni di bambini rifugiati e per raccogliere fondi per contribuire a dare un’istruzione a 1 milione di bambini rifugiati in 12 paesi, tra cui la Siria e il Kenya. Da ieri, 21 novembre all’11 dicembre si potrà sostenere la campagna di UNHCR inviando un sms al 45516.
Come emerge dal rapporto dell’UNHCR “Missing Out”, al mondo ci sono circa 3,7 milioni di bambini rifugiati che non hanno la possibilità di andare a scuola. Fra essi, sono circa 1 milione e 750 mila i bambini rifugiati che non frequentano la scuola primaria. Dal 2011 vi è stato un aumento costante della popolazione di rifugiati in età scolare e solamente nel 2014 è cresciuta del 30 per cento. Per i rifugiati, infatti, la probabilità di non poter frequentare la scuola è cinque volte superiore alla media globale, dice l’UNHCR: solo il 50 per cento dei bambini rifugiati ha accesso all'istruzione primaria, rispetto a una media globale di oltre il 90 per cento. E quando questi bambini crescono, il divario diventa un baratro: solo il 22 per cento degli adolescenti rifugiati frequenta la scuola secondaria rispetto a una media globale del 84 per cento. Riguardo all’istruzione superiore, solo l'uno per cento dei rifugiati frequenta l'università, a fronte di una media globale del 34 per cento. “Per l’UNHCR l’istruzione è una priorità assoluta. Per la sopravvivenza di un bambino la scuola non è meno importante di una tenda dove dormire, del cibo o delle cure mediche”, commenta Carlotta Sami, portavoce dell’Agenzia Onu per il Sud Europa: “la scuola infatti è un luogo protetto, che mette al riparo i bambini dalla violenza e dal rischio di subire abusi, o da matrimoni e gravidanze precoci. Dare istruzione a un bambino rifugiato significa offrirgli una opportunità per socializzare e superare il trauma della guerra. La scuola salva la vita dei bambini, offre loro le risorse per crearsi un futuro migliore e contribuisce a costruire un mondo senza guerra. Ma per realizzare il nostro obiettivo di garantire istruzione primaria a 1 milione di bambini abbiamo bisogno del sostegno di tutti” conclude Sami. E se garantire l’accesso all’istruzione è fondamentale per i bambini rifugiati, dall’altro lato è altrettanto importante che i giovani italiani abbiano una corretta conoscenza dell’asilo e delle condizioni di vita dei rifugiati in Italia. Per questa ragione, parte dei fondi raccolti con la campagna saranno utilizzati per attività di sensibilizzazione e informazione. La campagna è iniziata ieri con un evento performance con l’istallazione, nella cornice del Teatro Quirinetta di Roma, de ‘La scuola interrotta’, che riproduce l’istantanea di un’aula distrutta e abbandonata durante una lezione a causa della guerra. Un insieme di contributi video, alternati alla voce di Emanuela Rossi e all’interpretazione di Nancy Brilli, Nicole Grimaudo, raccontano le testimonianze e i ricordi di chi è fuggito dall’orrore della guerra. Inoltre, il mondo del calcio ha aderito alla campagna a cui dedicherà la giornata di campionato del 26 e 27 novembre. Sono in programma delle iniziative di visibilità in tutti gli stadi italiani di Serie A, appelli di raccolta fondi degli allenatori. Sosterranno la campagna anche 4 ex calciatori del calibro di Luca Toni, Gianluca Vialli, Beppe Bergomi e Demetrio Albertini.

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