28 ottobre 2017

Suor Concepción GALVÁN

Carissime sorelle, l’11 ottobre 2017, nella casa “San Giuseppe” di Caracas (Venezuela), il Signore ha chiamato a sé la nostra cara sorella Suor Concepción GALVÁN. Nata a Montellano – Sevilla (Spagna) il 12 aprile 1930. Professa a San José del Valle (Spagna) il 5 agosto 1950. Appartenente all’Ispettoria Venezuelana “S. Giovanni Bosco”.
Conchita, come era chiamata, nacque da genitori cristiani. In famiglia regnava un ambiente sereno, ma anche di arduo lavoro. All’età di 17 anni entrò nell’Istituto. Il 31 gennaio 1948 fu ammessa al Postulato a Sevilla e, dopo i due anni di Noviziato, a San José del Valle emise i primi voti il 5 agosto 1950. Appassionata per il Vangelo e la missione salesiana, aveva fatto la domanda missionaria che le superiore accolsero e quindi venne inviata a Torino per la preparazione. Ebbe la gioia di partecipare alla canoniz-zazione di Madre Mazzarello e per lei ebbe sempre una particolare devozione. Concluso l’anno di preparazione, venne inviata in Venezuela dove giunse al Porto di La Guaira il 26 settembre 1951 con altre due missionarie suor Gisella De Boni e suor Maria Premarini.
A Barquisimeto, numerosa comunità internazionale, lavorò nella scuola fino al 1960. Fu per vari anni maestra nella scuola elementare anche a Judibana, Caracas Altamira e Coro. Con la sua bontà sapeva conquistare il cuore delle alunne che corrispondevano alle sue cure educative.
Nel 1968 suor Conchita poté realizzare il sogno di andare nella zona amazzonica, nella comunità di S. Fernando de Atabapo come maestra. Nel 1971 a Coro fu direttrice per un sessennio. Dopo un anno ancora a S. Fernando de Atabapo, fu direttrice a S. Juan de Manapiare. Nel 1984 a Puerto Ayacucho fu catechista e, due anni dopo fu direttrice a La Esmeralda, poi a Guasipati, Isla del Ratón e di nuovo a La Esmeralda. Nel 2000 si dedicò alla pastorale con gli indigeni a Mavaca, in seguito a Isla del Ratón e a Puerto Ayacucho fino al 2012. In queste comunità accompagnò ed educò i giovani che provenivano da diverse etnie: yanomamis, piaroas, guahibas-hiwi, maquiritares-yekuanas, javaranas… Visitava i villaggi sulle rive dell’Orinoco dedicandosi alla catechesi e all’attenzione sanitaria in quelle piccole comunità.
Le consorelle che condivisero con suor Conchita la vita missionaria sottolineano la sua presenza serena, generosa, sempre attenta alle necessità di ciascuna. Era una sorella disponibile, semplice, sorridente che viveva in pratica “il preferire il bene delle sorelle al proprio”. Sapeva equilibrare nelle comunità vicinanza e autonomia, diversità e corresponsabilità. Era tenace in quello che si proponeva e decisa nelle scelte; esprimeva con libertà il suo parere cercando sempre quello che riteneva più consono alla volontà di Dio. Aveva una profonda vita interiore che traspariva dalle sue parole e coltivava la comunione con il Signore e un grande amore a Maria Ausiliatrice.
Era molto affezionata alla famiglia, in modo particolare alla sorella Isabel. La sua Patria e la terra sevillana occupavano un luogo speciale nel suo cuore, che tuttavia si fece venezuelano tanto era radicato nella missione.
In lei era sempre vivo l’ardore missionario e desiderava donare fino agli ultimi anni della sua vita all’Amazzonia. Purtroppo nel 2012 le venne diagnosticato un cancro e dovette sottomettersi a un intervento chirurgico e alla chemioterapia. Affrontò la malattia con serenità e fiducia. Soffrì una ricaduta e venne ricoverata in ospedale. Espresse alla direttrice e a i medici il suo desiderio di morire in comunità e venne esaudita. Nella casa “S. Giuseppe” di Caracas poco a poco si riprese, i medici non seppero dare una spiegazione a questo ‘miracolo’. Sì, era il miracolo della fede e della fiducia.
In queste ultime settimane soffrì per problemi respiratori. Trovava sollievo nella preghiera. La comunità l’accompagnò con dedizione e fraternità nel suo passaggio alla Casa del Padre. Prima di morire ringraziò il Signore, la Madonna, tutte le consorelle e i Salesiani, in particolare i missionari e disse: “Qui finisce tutto e incomincia tutto. Che bello essere Figlie di Maria Ausiliatrice!”.
Sì, cara suor Conchita che grande grazia è essere FMA quando la nostra esistenza è come la tua: un atto di amore a Dio e di dono agli altri. Ottieni dal Padre pace e giustizia per il Venezuela e numerose vocazioni missionarie che sappiano annunciare il Vangelo come hai fatto tu.

L’Ispettrice
Suor Margarita Hernández

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